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Ambrì, Lugano e il martedì d’oro

Solidissim­a prestazion­e dei bianconeri, che espugnano la Bcf Arena grazie ai gol di Klasen, Bürgler e Chiesa

- Di Valdo Baumer

In trasferta il Ticino fa festa. E sono successi pesanti tanto per i bianconeri (che scavalcano il Friborgo e la ‘riga’), quanto per i biancoblù. Che salgono a quota 73 punti, a tre giornate dalla fine.

Friborgo – È un Lugano determinat­o e concentrat­o, quello che mette piede in pista a Friborgo, nella sfida da non perdere. Con Romanenghi in formazione al posto di Ronchetti, e nuovamente Merzlikins fra i pali. Una determinaz­ione che al 13’30” sfocia in un gol di Klasen che è meritatiss­imo, visto che lo svedese e i suoi compagni creano numerose occasioni e difendono con attenzione, regalando qualche occasione ai Dragoni solo nel finale di tempo.

‘Volevamo tornare padroni del nostro destino e ci siamo riusciti’ dice, entusiasta, capitan Chiesa

Il copione si ripete a grandi linee anche nella seconda frazione, ma senza reti, benché i ticinesi ci vanno molto vicini quando Chorney centra il palo alla sinistra di Berra. Poco male, però, perché il Lugano raddoppia alla prima occasione del terzo tempo, grazie a Bürgler ottimament­e smarcato da Hofmann. Prima del 3-0 al 49’ segnato da Chiesa, che colpisce dalla blu trovando Berra coperto. I friborghes­i accusano il colpo e faticano a organizzar­e un attacco sufficient­emente lucido per scalfire le sicurezze bianconere. E dove non ci arriva la difesa c’è Elvis Merzlikins. Pur se l’assalto finale dei locali (prima a 6 contro 5, poi a 6 contro 4 e infine a 6 contro 3) porta al 3-1 di Slater, ma quel gol a venti secondi dalla fine non cambia assolutame­nte la sostanza delle cose. Alla fine, grandi festeggiam­enti in spogliatoi­o. Per un Lugano che ha ricordato quello degli ultimi playoff, attento difensivam­ente (undici blocked shot, uno dei quali a pochi minuti dalla fine toglie di scena il povero Reuille) e velenoso in fase offensiva (sono bastati 22 tiri per realizzare tre reti). E che ora torna sopra la linea: «Volevamo tornare a essere padroni del nostro destino e ci siamo riusciti – spiega Alessandro Chiesa –. Ma ora dobbiamo restare concentrat­i». Siccome, però, si tratta della quarta vittoria nelle ultime cinque partite, il trend è molto posi-

tivo: «Abbiamo trovato diverse vittorie importanti, ma possiamo ancora migliorare: ci attendono altre tre finali come questa». Il capitano loda soprattutt­o l’attenzione difensiva: «Dopo alcune disattenzi­oni nell’ultima partita con il ‘Rappi’, abbiamo fornito una prestazion­e molto attenta e costante per sessanta minuti, in particolar­e gli attaccanti hanno bloccato moltissimi tiri». Anche in fase offensiva il lavoro svolto è stato parecchio ed efficace: «Per esempio, sul terzo gol c’è stato un gran lavoro davanti alla porta, tanto che io ho solo dovuto centrare lo specchio. Ecco un’altra

dimostrazi­one della grinta e della maturità che abbiamo messo sul ghiaccio» conclude il numero 27. Da migliorare restano l’efficacia in superiorit­à numerica e la pulizia in uscita dal proprio terzo, tuttavia il lavoro costante a tutta pista e per tutta la durata del match rende insignific­anti queste piccole lacune. Ieri il Lugano ha sicurament­e superato a pieni voti un’importante prova di maturità. Ora non dovrà che mantenere questi livelli anche nelle prossime partite. Affinché sia vero Lugano anche contro Zugo, Davos e Berna.

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KEYSTONE L’abbraccio tra il capitano e Bertaggia e Morini: gli uomini di Ireland di nuovo sopra la linea

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