Blatter non ha più Fifa
L’82enne ex dirigente vallesano a Bellinzona racconta 41 anni di calcio Dal successo della Coppa del mondo in Sudafrica ai giorni bui che hanno portato alla sua sospensione
Fifa: Federazione internazionale di calcio. Ma anche paura. Come quella che il quasi 83enne (il prossimo 10 marzo) Sepp Blatter confessa di aver provato il 27 maggio del 2015, quando la sua vita e la storia della massima istanza del calcio mondiale hanno subito una brusca virata in seguito alla retata della polizia elvetica che all’hotel Baur Au Lac di Zurigo ha portato all’arresto, su richiesta della giustizia statunitense e con l’accusa di associazione a delinquere e corruzione, di sette massimi dirigenti della Fifa, tra cui i vicepresidenti Jeffrey Webb ed Eugenio Figueredo. «È stato lo shock più grande della mia vita – racconta il vallesano con modi garbati ma decisi –. Erano le 6 del mattino e io ero già sveglio da circa un quarto d’ora quando alla radio hanno dato la notizia dell’intervento della Polizia federale all’hotel a cinque stelle che ospitava il personale della Fifa, la maggior parte del quale era arrivata il giorno prima dal continente americano. Sono corso alla nostra sede principale (sempre a Zurigo) e a sorpresa ho notato che erano presenti dirigenti che solitamente arrivavano molto dopo. Ho realizzato solo in un secondo momento perché fossero già lì». La sua creatura, di cui faceva parte ormai dal 1977 e di cui era diventato presidente nel 1998, era stata attaccata. E non da un nemico qualunque: dal suo Paese, la Svizzera… «Mi sono sentito tradito. Certo, la richiesta era arrivata dalle autorità americane, ma è stata la giustizia svizzera a intervenire. Quando ho capito che le autorità elvetiche erano state informate con largo anticipo di quanto sarebbe successo ma non mi avevano avvisto in alcun modo, mi è caduto il mondo addosso. È stata una sensazione terribile, credevo molto nella mia Patria, alla quale avevo dato tanto, ad esempio prestando 1’700 giorni di servizio militare (sono stato comandante di reggimento). Ma di colpo, boom, non contava più nulla. E una sofferenza è stata anche dover seguire la conferenza stampa in cui la magistratura svizzera e l’Fbi affermavano che la Fifa era un’organizzazione mafiosa e che l’avrebbero distrutta». Il 2 giugno 2015, sei giorni dopo i fatti di Zurigo e quattro dopo la sua rielezione a numero uno del calcio mondiale (per il suo quinto mandato), Blatter decide di farsi da parte rimettendo il proprio mandato… «Il 27 maggio è stato il giorno della mia vita in cui ho avuto più paura. Per me, ma soprattutto per la Fifa e per questo ho deciso di rimettere il mandato. Per calmare le acque, per il bene della Fifa».
Un occhiolino costato caro
Una calma però solo apparente perché la giustizia aveva aperto due filoni d’indagine: uno sulla corruzione all’interno della Fifa e uno sull’attribuzione dei Mondiali 2018 alla Russia e 2022 al Qatar. E proprio quest’ultima decisione per Blatter sarebbe in realtà all’origine dei problemi, suoi e di Michele Platini, all’epoca numero uno dell’Uefa e poi candidato alla successione dell’elvetico alla testa della Fifa... «Per una questione di rotazione, la Coppa del mondo 2022 sarebbe dovuta tornare negli Stati Uniti, ma quando tutto sembrava ormai deciso, è intervenuto Michel Platini che su richiesta del presidente francese Sarkozy, a sua volta contattato dal Principe del Qatar, ha spostato gli equilibri facendo assegnare l’organizzazione al Paese arabo. È stato l’inizio del bordello». Quindi i famosi 2 milioni versati da Blatter a Platini nel 2011 per una serie di consulenze e che nel dicembre 2015 portarono la Commissione etica della Fifa a bandirli dal mondo del calcio per otto anni (poi ridotti a 6), in realtà furono solo un pretesto? «Era una questione interna alla Fifa. Durante l’assemblea generale del 2011 i conti erano stati approvati e nessuno si era opposto entro i termini previsti, anche perché era semplicemente il pagamento di un salario. Perché le autorità hanno aperto un’inchiesta ben quattro anni dopo? Platini pensa che sia stato io a denunciare la situazione, ma perché avrei dovuto tirarmi la zappa sui piedi? Mi dispiace, perché insieme abbiamo creato la Commissione arbitrale dopo Italia ’90 e io l’ho sempre apprezzato, tanto che nel 2007, il giorno prima dell’elezione del presidente dell’Uefa a cui era candidato (contro il numero uno uscente Lennart Johansson, in carica dal 1990), presi la parola: mi consigliarono di essere neutrale, ma io mi schierai apertamente in favore di Platini dicendo che per l’Uefa era arrivata l’ora di guardare avanti e di ringiovanirsi. E mentre lo dicevo gli feci l’occhiolino. Più tardi, qualcuno mi disse che un giorno lo avrei pagato caro».
‘Quello provato il 27 maggio 2015 a Zurigo è stato lo shock più grande della mia vita. Ho avuto paura e ho deciso di lasciare la Fifa per il suo bene’.