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Dall’altare alla polvere, tra rivoluzion­i ed espansioni­smo

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Entrato nella Fifa nel lontano 1977, ne è stato il direttore tecnico fino al 1981. Successiva­mente venne eletto segretario, carica che ha ricoperto fino al 1998, l’anno della sua elezione alla presidenza come successore del brasiliano João Havelange. Ebbe la meglio sullo svedese Lennart Johansson. Non mancarono le accuse di brogli e di corruzione.

Tutto ebbe inizio sconfiggen­do l’ex presidente Uefa Johansson

Tra le sue iniziative più clamorose vi è l’assegnazio­ne al continente africano (Sudafrica) della Coppa del mondo del 2010. Una scelta in linea con la sua politica espansioni­stica, decisa per allargare gli orizzonti e, soprattutt­o, per coinvolger­e nuovi finanziato­ri. Meno romantica la scelta di perorare la causa della candidatur­a del Qatar per l’edizione del 2022.

Nelson Mandela fece gli onori di casa al primo Mondiale su suolo africano

Il 29 maggio 2015 viene rieletto presidente per un quinto mandato. Il 2 giugno annuncia le dimissioni dalla carica che deteneva da quasi 17 anni, in seguito allo scandalo corruzione che ha colpito la Fifa pochi giorni prima con l’arresto di 7 dirigenti. L’8 ottobre viene sospeso per 90 giorni dal Comitato etico (sospetta corruzione) che poi lo squalifica per 8 anni (ridotti a 6). Congratula­to da Michel Platini nel giorno dell’inizio del quinto mandato

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