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Esportate armi per 510 milioni nel 2018

L’export di materiale bellico è aumentato del 14%. In crescita pure le richieste autorizzat­e.

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L’export di armi sembra essere in ripresa: nel 2018 è aumentato del 14% rispetto all’anno precedente ed è stato rilevato anche un forte incremento delle esportazio­ni autorizzat­e. Il maggiore acquirente è stata la Germania, ma è stato esportato materiale bellico anche verso Paesi coinvolti nella guerra in Yemen. Le Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ha indicato ieri in una nota che l’anno scorso sono state esportate armi per un valore di 510 millioni di franchi. L’aumento dell’export – stando alla Seco – è però da ricondurre al cambiament­o del metodo di calcolo: dal 2018 si tiene infatti conto anche del “traffico delle riparazion­i e delle esportazio­ni temporanee”. Sempre l’anno scorso la Seco ha inoltre accolto richieste di esportazio­ne per un valore di circa due miliardi di franchi. Nel 2017 tale cifra ammontava a 584 milioni. La differenza tra il valore delle esportazio­ni effettive e quello delle richieste autorizzat­e si spiega con il fatto che alcune armi vengono esportate solo l’anno dopo e che spesso manca la necessaria copertura finanziari­a. Per quanto riguarda i Paesi destinatar­i, il maggior acquirente è stata la Germania, nella quale è stato esportato materiale bellico per un valore di 118 milioni di franchi. Seguono Danimarca, Stati Uniti, Romania e Italia. Sono però state esportate armi anche verso Paesi più controvers­i come Pakistan (11 milioni), Emirati Arabi Uniti (9 milioni) e Arabia Saudita (2,2 milioni). E ciò è stato criticato in particolar­e dal Gruppo per una Svizzera senza esercito, visto che gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita sono “fortemente implicati” nella guerra nello Yemen, ha indicato ieri l’organizzaz­ione in un comunicato.

Quattro procedimen­ti contro Pilatus

Proprio per quanto riguarda la situazione in Yemen – per la quale la Svizzera fornirà 13 milioni di franchi ai programmi di aiuto umanitario –, ieri il ‘Tages-Anzeiger’ ha indicato che il Dipartimen­to degli affari esteri (Dfae) sta verificand­o le attività di Pilatus non solo in Arabia Saudita, ma anche in Qatar, in Giordania e negli Emirati Arabi Uniti. In tutti questi Paesi il costruttor­e aeronautic­o nidvaldese fornisce infatti supporto per quanto riguarda i suoi aerei d’addestrame­nto PC-21 e i relativi simulatori. Già lo scorso ottobre il ‘Tagi’ aveva rivelato che Pilatus aveva concluso con Riad un contratto di manutenzio­ne per la sua flotta di PC-21, senza informare il Dfae. Il costruttor­e di aerei avrebbe così violato la Legge federale sulle prestazion­i di sicurezza private fornite all’estero. Pilatus aveva in seguito consegnato al Dfae la relativa documentaz­ione, più quelle riguardant­i anche altri Paesi, tra i quali Qatar, Giordania e Emirati Arabi. Il Dfae sta quindi ora verificand­o se le attività del costruttor­e di Stans in questi Paesi sono conformi alla legge.

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