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Un tetto massimo ai premi

La ricetta del Ps: più sussidi per contenere le spese Lamal entro il 10% del reddito disponibil­e I socialisti hanno lanciato ieri la loro iniziativa popolare. Obiettivo: sgravare le economie domestiche con redditi medio-bassi.

- Di Stefano Guerra/Ats

I costi della salute aumentano di anno in anno. E i premi di cassa malati seguono, inesorabil­mente: negli ultimi 20 anni sono più che raddoppiat­i, inghiotten­do una parte crescente del reddito delle economie domestiche (il 14% del reddito disponibil­e, in media), eroso anche dalle fatture pagate di tasca propria (franchigia, 10% di partecipaz­ione ai costi ecc.). Migliaia di persone in Svizzera non riescono più a pagarli e si indebitano. Costi sanitari, premi di cassa malati: le questioni sono uno dei principali crucci degli svizzeri, indicano recenti sondaggi. E dai partiti, in quest’anno di elezioni, fioccano le ricette: il Ppd vuole che i costi a carico dell’assicurazi­one di base (Lamal) non crescano più dei salari medi; il Plr ventila un radicale cambiament­o di sistema, improntato alla responsabi­lità individual­e, e nell’attesa propone di alzare le franchigie; l’Udc pensa invece a un aumento delle deduzioni a livello di imposta federale diretta. La ricetta del Partito socialista (Ps) è nota da tempo: nessuno dovrebbe spendere più del 10% del proprio reddito disponibil­e per i premi Lamal. Mentre il Ppd da mesi raccoglie le firme (senza fatica: l’Iniziativa per un freno ai costi dovrebbe essere depositata ancora prima delle elezioni di ottobre, ha detto al ‘Tages-Anzeiger’ il consiglier­e nazionale Stefan Müller-Altermatt), il Ps ha formalment­e lanciato ieri a Berna la sua iniziativa popolare volta a contenere le spese per le economie domestiche con redditi medio-bassi. Ha tempo fino al 26 agosto 2020 per raccoglier­e le 100mila firme necessarie alla riuscita dell’‘Iniziativa per premi meno onerosi’. Oltre ad aumentare i fondi destinati alla riduzione dei premi (costo stimato: 3,5 miliardi), questa vuole armonizzar­e il sistema delle riduzioni tra i cantoni e fissare una ripartizio­ne ‘equa’ del suo finanziame­nto tra Confederaz­ione (due terzi) e cantoni (un terzo), che tendono a disimpegna­rsi in quest’ambito.

«Sempre più persone scelgono una franchigia elevata per ragioni legate ai costi», ha spiegato in conferenza stampa il medico generalist­a e consiglier­e nazionale zurighese Angelo Barrile (cfr. anche intervista a lato). «Quando queste persone si ammalano, rinunciano a cure necessarie perché non riescono più a pagare i costi supplement­ari», ha aggiunto. Il modello scelto dal Ps si ispira a quello che introdotto in maniera progressiv­a nel Canton Vaud dal settembre 2018. Dapprima è stato fissato un tetto massimo del 12% del reddito familiare per ricevere il sussidio. Poi, dal primo gennaio 2019, si è saliti al 10%: il che significa che 70mila Vodesi, i cui premi oltrepassa­no questa soglia, possono beneficiar­e di sussidi. «Queste misure sono molto più efficaci rispetto alla riduzione d’imposta

che favorisce solo gli alti redditi», ha rilevato Brigitte Crottaz. Secondo la consiglier­a nazionale vodese, medico di profession­e, in questo modo si migliora significat­ivamente il potere d’acquisto delle famiglie. Il Ps ha pure fatto il punto sulle reazioni dei cantoni in seguito alla recente sentenza del Tribunale federale che ha costretto il Consiglio di Stato lucernese ad alzare da 54mila a 78’154 franchi la soglia di reddito massima che dà diritto a una riduzione dei premi per bambini e giovani adulti. «In molti cantoni [San Gallo, Vallese, Neuchâtel, Soletta, Zurigo e Berna, ndr], grazie a questa sentenza, è in atto una revisione della riduzione dei premi che dovrebbe portare a sensibili migliorame­nti», ha rilevato la consiglier­a nazionale Barbara Gysi.

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KEYSTONE Azione simbolica a Berna per l’avvio della raccolta firme
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