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L’India colpisce il Pakistan nel Kashmir

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New Delhi – È arrivata dal cielo la ritorsione indiana sul Pakistan. Due settimane dopo l’autobomba che ha ucciso a Pulwama, nel Kashmir, quaranta suoi militari, l’aviazione indiana ha bombardato un campo di estremisti islamici del Jaish-e-Mohammed (Jem) a Balakot, 80 chilometri all’interno dalla linea di confine tra i due Paesi. La guerra a bassa intensità che gli eserciti di Islamabad e New Delhi combattono in Kashmir (sulle cui montagne corre il fronte più alto del mondo) rischia una nuova escalation, come è avvenuto a più riprese sin dall’indipenden­za del 1947. Il governo pakistano ha denunciato la violazione dello spazio aereo, assicurand­o una “reazione”. Il neoeletto premier Imran Khan (abilissimo a blandire le formazioni dell’islamismo più radicale) ha ordinato ai caccia di levarsi in volo, mentre l’artiglieri­a schierata lungo la linea di demarcazio­ne ha sparato diversi colpi di mortaio verso le postazioni indiane. Nel raid indiano sono stati impiegati dodici caccia Mirage-2000, coadiuvati da altri aerei in funzione di supporto e controllo. Secondo la versione indiana, i velivoli hanno lanciato sei bombe sul campo di addestrame­nto del Jem, distruggen­dolo completame­nte e uccidendo “almeno 325 jihadisti e 25 tra addestrato­ri e comandanti”. I jihadisti si erano rifugiati in un resort a cinque stelle e sarebbero stati colti nel sonno. Secondo New Delhi, l’azione ha scongiurat­o un “piano imminente” per nuovi attacchi terroristi­ci in India. Come quello di due settimane fa, rivendicat­o dallo stesso Jem, formazione jihadista che punta alla secessione dall’India e all’annessione del Kashmir (a maggioranz­a musulmana) al Pakistan. New Delhi ha accusato il governo pakistano di aver avuto un ruolo nell’attacco e da subito aveva annunciato una ritorsione. Il comitato per la sicurezza nazionale del Pakistan ha, da parte sua, usato più o meno le stesse parole: “Reagiremo all’incursione aerea decidendo i modi e i tempi”.

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KEYSTONE In guardia

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