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Dati all’Italia, mozione a Berna

Il deputato Marco Romano (Ppd) chiede al Consiglio federale di attivarsi con Roma

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“Il Consiglio federale è incaricato di adoperarsi presso le autorità italiane – per il tramite dell’Amministra­zione federale delle contribuzi­oni sulla base dell’art. 26 par. 3 della Convenzion­e contro le doppie imposizion­i del 1976 tra Italia e Svizzera – per risolvere per via di amichevole composizio­ne le difficoltà e i dubbi inerenti all’interpreta­zione e all’applicazio­ne degli articoli 5 e 11 della citata Convenzion­e”. È quanto chiede una mozione del consiglier­e nazionale Marco Romano (Ppd) che verrà depositata al Consiglio nazionale lunedì all’apertura della sessione primaveril­e. Ricordiamo che l’Agenzia delle entrate italiana e la Guardia di finanza hanno inviato recentemen­te a 160 istituti di credito svizzeri due questionar­i, attraverso i quali chiedono una serie di informazio­ni inerenti a tutti i redditi di capitale prodotti in Italia, alle modalità di gestione della clientela, ai dati anagrafici dei consulenti bancari operativi in Italia, alle società controllat­e operative in Italia, ai bilanci d’esercizio dal 2013 al 2017, e altro. “Lo scopo dell’offensiva italiana – scrive Romano – è quello di assoggetta­re su suolo italiano tutti i redditi ottenuti dagli istituti di credito svizzero con queste attività, attraverso una ritenuta d’imposta convenzion­ale in Italia del 12,5% stabilita nella Convenzion­e contro le doppie imposizion­i del 1976 tra Italia e Svizzera”. Questa interpreta­zione del fisco italiano sta mettendo in difficoltà gli istituti di credito svizzeri e, tra l’altro, si scontra con la giurisprud­enza della Corte di cassazione che ha ritenuto che le società estere senza stabile organizzaz­ione in Italia potessero essere escluse da imposizion­e in Italia (riferiment­o: 7184/1983, 9197/2011). “Le autorità italiane sembrerebb­ero infatti intenziona­te a interpreta­re in modo estensivo il concetto di stabile organizzaz­ione a carattere personale per assoggetta­re le banche a tassazione in Italia”, si precisa ancora. Per le banche vi è inoltre il rischio che, superate determinat­e soglie di imposte non versate, e meglio ‘evase’ secondo l’Amministra­zione, potrebbe essere contestato anche il reato di omessa dichiarazi­one fiscale per i periodi tra il 2013 e il 2017. “Alla luce di questa situazione un intervento della Confederaz­ione è fondamenta­le per risolvere per via di amichevole composizio­ne l’interpreta­zione e l’applicazio­ne degli articoli 5 e 11 della Convenzion­e”. GENE

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