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Anziani: noi per loro o loro per noi

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Ero indecisa: scrivo o non scrivo? Proprio perché il tema viene spesso “sfruttato”, mi sono detta che scrivere senza scopi elettorali, sarebbe stato più credibile e autentico; quindi: ecco che cosa io penso. Noi tutti da bambini avevamo rispetto nei confronti dei nostri genitori e dei nostri nonni perché sapevamo che il loro passato non era stato facile come il nostro. Chi non si ricorda dei nonni che si occupavano di noi? Chi non si ricorda quanto riguardo avevano i nostri genitori nei confronti dei loro di genitori perché vedevano come loro si adoperavan­o per noi senza mai chiedere nulla in cambio? Dedicavano a noi tempo di qualità, attenzioni e ci permetteva­no di fare esperienze arricchent­i. Era come vedere un albero rigoglioso con il suo tronco (i nonni), i rami (genitori) e le foglie (noi): un’unità naturale, viva e stabile. Oggi, se prendiamo questo albero, mi sembra che sia già ridotto in fascine depositate un pò di qua e un po’ di là. Dico questo, perché se è vero che oggi la vecchiaia inizia a 75 anni, gli anziani li vedo spesso molto soli; o meglio: sono considerat­i fino a quando la loro utilità cessa e diventano – o sono considerat­i – un ingombro. Restando sul tema “ingombri”, oggi la nostra società “civile”, mossa da nobili intenzioni, ha creato gli utilissimi centri per la raccolta differenzi­ata. Tuttavia questi sono difficili da raggiunger­e per i nostri anziani. Pensiamo anche alle case per anziani: ottime, ma ormai stracolme. Questo, non perché gli anziani non sono più autosuffic­ienti, ma perché l’albero familiare di un tempo non esiste più. Concludo dicendo che il problema degli anziani non sono gli anziani stessi, ma sono le foglie e i rami che non sono consapevol­i di essere germogliat­i dal tronco che li ha nutriti, di cui spesso non si ricordano più.

Ulda Decristoph­oris, Cresciano

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