Crescono l’incertezza globale e il pessimismo degli analisti svizzeri
Zurigo – Gli analisti finanziari sono divenuti molto più pessimisti quanto all’evoluzione della congiuntura svizzera nei prossimi sei mesi: il relativo indice calcolato da Credit Suisse e da Cfa Society Switzerland si è attestato in marzo a -26,9 punti, a fronte di -16,6 punti in febbraio. Il Pil dovrebbe aumentare tra l’uno e il 2 per cento. Le attese continuano a essere sottotono, si legge in un comunicato diramato dalla grande banca. Il peggioramento delle aspettative relative al dinamismo delle esportazioni svizzere sta cominciando a materializzarsi. Tuttavia le stime degli analisti inerenti all’evoluzione a medio termine delle azioni americane e dei prezzi delle materie prime mostrano una luce in fondo al tunnel. Quanto alla crescita degli Stati Uniti, le attese sono tornate ad essere un pochino più positive, anche se quattro interrogati su dieci continuano ad aspettarsi un peggioramento congiunturale. Più positive le aspettative per la Cina: la maggior parte degli analisti parte dal presupposto che la situazione economica non dovrebbe variare fondamentalmente. Intanto calano i rendimenti e si alzano i prezzi della gran parte dei titoli di Stato mondiali, con gli investitori che cercano nel reddito fisso un rifugio di fronte alle incertezze legate all’andamento dell’economia globale. A guidare il calo dei rendimenti sono i Treasury americani (-5 punti base) mentre il mercato si interroga sulla possibilità che la banca centrale degli Stati Uniti Federal Reserve possa tornare a tagliare i tassi, dopo aver congelato i rialzi per il 2019. Un cambio di direzione della politica monetaria dovuto al deterioramento del contesto macro ha spinto la banca centrale neozelandese a segnalare che la prossima mossa sui tassi potrebbe essere probabilmente un taglio. I rendimenti dei bund tedeschi scendono di 4 punti base, dopo che il governo ha venduto in asta i suoi decennali con rendimento negativo per la prima volta dal 2016. Ma dalla Spagna alla Francia, dal Giappone al Regno Unito, tutti i rendimenti calano con pochissime eccezioni: l’Italia (+6 punti base) e la Grecia di un punto base.