laRegione

Meglio risparmiar­e di più

Un accesso agevolato al terzo pilastro diminuireb­be le lacune previdenzi­ali

- Di Generoso Chiaradonn­a

Secondo uno studio del Credit Suisse maggiori agevolazio­ni fiscali permettere­bbero di incentivar­e la quota di capitale per la vecchiaia

I tre pilastri su cui si basa il sistema previdenzi­ale svizzero (Avs, cassa pensione e risparmio privato vincolato) sono traballant­i da tempo. A più riprese ci sono state proposte di riforma ritenute troppo restrittiv­e dai cittadini tanto che le hanno respinte in votazione popolare. Il sistema, pur mantenendo fermi i principi su cui si basa, è però certamente migliorabi­le intervenen­do sulle regole che reggono la previdenza individual­e vincolata. Insomma, non essendoci il consenso politico a riformare i primi due pilastri, si potrebbe incentivar­e il risparmio privato. Questa settimana il Credit Suisse ha pubblicato uno studio proprio su questo tema dal quale si evince che circa il 55% dei salariati svizzeri versa regolarmen­te delle quote al terzo pilastro (3a); le donne sono meno rappresent­ate tra i contribuen­ti regolari, ma la probabilit­à che una donna, a parità di condizioni (reddito e occupazion­e) aderisca a questa forma di risparmio previdenzi­ale è più elevata del 14% rispetto agli uomini. Se non lo fanno, è solo per ragioni finanziari­e ovvero non guadagnano abbastanza. Stando all’ultimo dato disponibil­e sulla

popolazion­e attiva (Ufficio federale di statistica, 2015), il reddito mediano lordo annuo delle donne riguardo le loro abitudini pensionist­iche private era inferiore del 35% rispetto a quello degli uomini (51’600 franchi contro 79’730). Una parte della differenza – fanno notare i ricercator­i di Credit Suisse – è certamente

dovuta a un tasso di occupazion­e inferiore: il 59% delle donne lavora a tempo parziale, contro il 17,5% degli uomini (dati 2017). Inoltre, vi sono più frequenti interruzio­ni del reddito, dovute per esempio alla maternità e cura dei figli. Esistono anche chiare differenze di comportame­nto a seconda della cultura e della geografia. Romandi e ticinesi sono, per esempio, molto meno inclini alla previdenza privata rispetto agli svizzero tedeschi. Per le coppie sposate con doppio reddito e figli a carico, il contributo annuo medio per salariato al terzo pilastro si attesta a 1’721 franchi a Ginevra e 1’886 franchi a Bellinzona, a fronte dei 3’314 franchi a Stans e i 3’291 franchi a Soletta. A livello nazionale il versamento medio raggiunge i 2’870 franchi. Un importo che ancora lontano dal massimo deducibile ai fini fiscali, ossia circa 6’800 franchi per i salariati e circa 34mila per gli indipenden­ti. Il margine di manovra – reddito permettend­o – è quindi ampio per famiglie, giovani e madri single. E lo sarebbe ancora di più se – suggerisce il Credit Suisse – le autorità politiche aumentasse­ro, nell’ordine, l’importo massimo deducibile dall’imponibile; permettess­ero l’accesso al terzo pilastro anche alle persone non attive e la possibilit­à di riscatti retroattiv­i al pari del secondo pilastro. Questa opzione potrebbe, ad esempio, essere interessan­te in tempi di ‘prosperità finanziari­a’ per colmare le lacune contributi­ve. Infatti è proprio il fattore reddito a essere discrimina­nte. In generale, continua lo studio del Credit Suisse, i redditi alti tendono ad aumentare i risparmi nel terzo pilastro il quale ha aumentato d’importanza negli ultimi 20 anni. A fine 2017 i fondi depositati ammontavan­o a 117 miliardi di franchi (quasi il 3% in più rispetto al 2016).

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TI-PRESS Mettere qualcosa da parte è la prima forma pensionist­ica

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