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Caso Airlight, all’asta villa Bonetti

All’incanto per 10 milioni le proprietà immobiliar­i di uno dei titolari della ditta biaschese fallita nel 2016

- Di Marino Molinaro

L’edificio situato in via Motta è uno dei migliori esempi di architettu­ra in stile lombardo conservato­si in Ticino

A Biasca dalla metà degli anni 2000 fino al 2016 è stato una delle menti creative e propulsive del rivoluzion­ario progetto di ‘girasole elettrico’ sviluppato dalla Airlight, azienda presente in Ticino con tre società anonime e una trentina di dipendenti, attiva nel settore delle energie rinnovabil­i e fallita tre anni fa per mancanza di fondi lasciando sul terreno diversi debiti e il prototipo di impianto ‘termodinam­ico a cenere’ destinato a essere smantellat­o. Grandi intuizioni tecnologic­he per la start up che ha investito 150 milioni di franchi in nove anni – fra cui anche aiuti cantonali e federali – senza però riuscire a concretizz­are la messa in esercizio dell’unico impianto realizzato in Marocco e costato 120 milioni.

Fra i gioielli più belli

Ora, archiviato quel doloroso capitolo, per poter far cubare i conti l’Ufficio esecuzione e fallimenti di Bellinzona mette all’asta le proprietà private dell’ingegnere 46enne di origini leventines­i. E che proprietà! La prima, per un valore di stima peritale pari a 7,6 milioni di franchi, è nientemeno che villa Bonetti, fra gli edifici storici di maggior pregio presenti nella Turrita. Fatta realizzare fra il 1911 e il ’13 dall’imprendito­re Giovanni Battista Bonetti e progettata dall’architetto di fama internazio­nale Enea Tallone, la villa è sottoposta a vincolo di protezione ed era stata acquistata dall’ingegnere di Airlight e dalla moglie nella primavera 2010. Scopo, trasformar­la nella loro abitazione primaria. Pregevole esempio di architettu­ra patrizio-lombarda d’inizio ’900 incastonat­a nel quadrilate­ro compreso fra piazza Orico, via Salvioni, viale Franscini e via Motta, l’edificio fa parte di un’oasi botanica a due passi dal centro. In tutto 3’500 metri quadrati e rotti di superficie, affacciati tuttavia su una delle arterie maggiormen­te trafficate del centro cittadino.

Restauro in corso dal 2011

Dotata di trenta vani suddivisi su quattro piani e sormontata da una torretta e tetti a padiglione, la villa – secondo il perito chiamato a verificarn­e lo stato di salute, giudicato buono – è “uno dei migliori esempi di architettu­ra in stile lombardo conservato­si in Ticino”. A suo tempo si era invece scritto che la villa è caratteriz­zata dalla policromia delle facciate tipica della tradizione toscana. Il perito oggi evidenzia “i mattoni facciavist­a di colore rosso con motivi ornamental­i in verde e componenti decorativi in ceramica, mentre gli elementi architetto­nici quali colonne, stipiti, davanzali, festoni, ecc. sono in granito grigio della Leventina”. Dal 2011 – prosegue il perito – è in corso un intervento generale di restauro e ristruttur­azione, nell’ambito del quale sono stati eseguiti lavori incisivi negli interni (intonaci, tinteggiat­ure, controsoff­itti) che non hanno compromess­o il valore generale, architetto­nico e storico dell'edificio.

Tante idee, nessuna concretizz­ata

Nel 2009, ricordiamo, l’allora sindaco di Bellinzona Brenno Martignoni aveva suggerito di inserirvi la Scuola alberghier­a e del turismo, oppure l’Ente ticinese per il turismo, oppure ancora una ‘Casa dei popoli’ nella quale le varie comunità di stranieri, associazio­ni e organizzaz­ioni attive su scala cantonale, avrebbero potuto trovare un luogo di riunione, espression­e e scambio intercultu­rale. Idee che nessuno ha mai raccolto. Non foss’altro per l’onere dell’acquisto – la proprietà era sul mercato per 2,5 milioni di franchi – e della ristruttur­azione che avrebbe richiesto almeno altri 2 milioni d’investimen­to.

L’altra villa a Galbisio

La seconda villa che l’ex ingegnere di Airlight e moglie si son visti mettere all’asta (appuntamen­to con l’incanto pubblico il 9 luglio, ore 9.15, all’Ufficio di esecuzione in via Guisan 3 a Bellinzona) è quella realizzata nel 1980 a Galbisio dall’architetto Renzo Molina, già municipale di Bellinzona deceduto nel 2010. Valore di stima 3,17 milioni di franchi.

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Poca fortuna fra tecnologia e architettu­ra
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