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Dillier e quella ‘corsa perfetta’

L’anno scorso l’argoviese si inchinò solo allo sprint allo slovacco Sagan

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La ricorda come la “corsa perfetta”, anche se culminò con un secondo posto al contempo esaltante e bruciante: Silvan Dillier nella passata edizione della Parigi-Roubaix venne battuto, nel leggendari­o velodromo in cui si consuma l’arrivo, solo da Peter Sagan, al termine di una prova che vide l’argoviese – iscritto solo grazie al forfait dell’ultim’ora di un compagno di squadra – in testa per 210 dei 257 chilometri della gara. Da quell’exploit nella classica che va in scena domani, Dillier non ha più saputo confermars­i ad alti livelli. «Fu il risultato più bello della carriera – ricorda – ma non per questo posso dormire sugli allori. Lavoro ogni giorno per diventare più competitiv­o, per ripetere quel genere di prestazion­e e, perché no, di essere io il primo al traguardo». Dillier correrà al fianco del capitano della sua squadra, il belga Oliver Naesen, secondo alla Milano-Sanremo, terzo a Gand e settimo al Giro delle Fiandre. «Oliver è in una condizione strepitosa, è il nostro numero uno. Godrò anch’io di una certa libertà, ma se dovessimo trovarci entrambi nel drappello di testa, dovrei riporre le mie ambizioni e lavorare per lui. Centoventi corridori ambiranno a fare parte del gruppo che si contenderà il successo, bisogna farsi furbi per entrarci». Così come lo scorso anno, condiziona­to da un dito fratturato, anche stavolta Dillier non si presenta al via al picco della forma. «La condizione non fu un ostacolo allora, non lo sarà neppure stavolta».

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KEYSTONE L’arrivo nell’ormai storico velodromo

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