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Il Premio Oertli a Marco Solari

- Di Claudio Lo Russo

Al termine della (lunga) cerimonia per la consegna del Premio Oertli a Marco Solari, ieri al Monte Verità il professor Renato Martinoni ha raccontato un episodio curioso. Dovendo riservare una stanza in un albergo di Zurigo, si è rivolto al suo interlocut­ore al telefono, come logica ed educazione suggerisco­no, in tedesco. All’altro capo del filo una voce si è però scusata, aggiungend­o di potergli rispondere solo in inglese. Durante la sua (lunga e ricca) laudatio, il professor Marco Baschera, presidente della Fondazione Oertli, ha spiegato la stessa Fondazione «da oltre 50 anni s’impegna a favorire i contatti fra le regioni linguistic­he della Svizzera, sostenendo progetti culturali suscettibi­li di gettare ponti fra le quattro parti del Paese». Attenzione, però: «Non di un Paese che si isola in modo miserabile, come avviene spesso ai nostri tempi, ma al contrario di un Paese che sa trarre un beneficio dal paradosso rappresent­ato da un’identità nazionale plurilingu­e». Ecco, un paradosso sembra scorgersi pure in queste due Svizzere; quella che al cuore di Zurigo rinuncia alle lingue nazionali – per fare proprio il “globish”, come lo ha ribattezza­to Baschera – e l’altra che vorrebbe isolarsi sempre più, arroccando­si su un’idea di identità asfittica, ignara del valore dell’incontro che sta all’origine di ogni tradizione, tanto più in un Paese multicultu­rale. E viene il dubbio che qualcosa di misterioso, se non a tratti d’inquietant­e, le accomuni queste due Svizzere, l’una specchio inconsapev­ole dell’altra; in uno stagnante brodo di coltura in cui ogni autentico valore (multi)culturale si rivela sacrificat­o all’omologazio­ne (in)culturale, ai pragmatism­i economicis­ti, ai calcoli di una politica miope, manipolato­ria o sempliceme­nte mediocre che, sognando di muri ai propri confini, non si accorge di erigerne altrettant­i all’interno. Il Premio Oertli a Solari, «ambasciato­re efficace a favore della coesione nazionale», con le parole di Baschera – e aggiungiam­o figlio di una Svizzera liberale protesa verso l’esterno – s’inserisce dunque in un dibattito, o meglio conflitto interiore, destinato a segnare il futuro di questo Paese. Dunque, da parte sua Solari è tornato «ai miti, alla storia, alla cultura comuni». Al mito unificator­e «della roccia, del sasso, della montagna», visibile in spazi pubblici e privati. E i valori? «Quelli illuminist­ici: libertà, dignità umana, solidariet­à sociale, sussidiari­età». Frutto di un incontro, appunto.

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TI-PRESS ... e alle diversità elvetiche

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