Canto di un fantegregario di partito
Segue da pagina 20 (...) per avermi permesso comunque di partecipare, a questa mia ultima campagna cantonale, sebbene lo abbia chiesto in “zona cesarini”. Quando capita di muoversi tranquillamente in giro per il cantone di sera assieme a candidati entusiasti che portano seco secchiello, mattone e cazzuola o delle mollette? Cosa spinge donne e uomini, seri, ad imbarcarsi in una simile avventura quali fanti-gregari a fianco di Granconsiglieri uscenti e Consiglieri di Stato, veri o possibili? L’idea che tale corsa attraverso il cantone avesse luogo senza parteciparvi mi dispiaceva: troppo belli i molti ricordi del passato. Una campagna elettorale è una esperienza sociale travolgente, non può essere ignorata. Il fante che vi partecipa viene marcato per tutta la vita. Dopo i carnevali e gli eventi sportivi, i comizi elettorali sono probabilmente i fenomeni generatori di tessuto sociale che più mescolano e combinano gli abitanti della nostra piccola Repubblica, modificando anche per sempre il destino di taluni dei protagonisti e degli accompagnatori. La campagna 2019, come le altre, è stata molto divertente, oltre che interessante. Escludendo i Granconsiglieri, v’erano molti fanti convinti, veterani, duri, risoluti, che già in precedenza avevano partecipato, nel 2015 e/o 2011. Ricordo, delle ultime tre edizioni, onore a loro, le pluricampagne di Paolo Ortelli, Massimo Suter, Carlo Coen, Mariluz Besomi-Candolfi, Jorge Pereira Mestre, Samuele Quattropani, Sandro Patocchi, Daniele Bisang, Alessandro Gazzani, Innocente Caizza, Marco Balerna, Nguyen-Quang Dao, sperando di non avere scordato qualcuno. Grande tenacia ed energia, la loro, come quella dei/delle loro accompagnatori/trici. Ogni tanto un fante passa anche in Gran Consiglio, certi ci sono ancora, altri sono tornati indietro nella truppa, altri hanno terminato la propria carriera, da fanti. Il tutto un po’ come un giuoco... Per essere un vero fante-gregario, occorre essere stato respinto dal popolo almeno una volta.
Chi te lo fa fare?
Diversa è l’apparizione in campagna dei rodati Granconsiglieri: forti dell’esperienza e conoscenza accumulate sul terreno, la loro presenza ai comizi è più sciolta e sicura. Non fanti-gregari, bensì rappresentanti del sovrano, comunque a seguito del loro grande numero solo semi-conosciuti, ma con potere incarnato in terra equivalente a 1/90 (uguale allo 0,01 periodico a testa). Per i Consiglieri di Stato uscenti o per i candidati di punta uno sguardo d’intesa e una stretta di mano valgono almeno 100 santini dei gregari, e in molto meno tempo. Sono delle vere “macchine di voti” loro: bastano 2 minuti per gratificare un tavolo. C’è da chiedersi: chi lo fa fare ad un candidato di svolgere il ruolo di fante in una campagna elettorale? Costa tempo, soldi, tanta energia, sangue, lacrime, sonno e molto lavoro arretrato... Il desiderio di essere parte del potere legislativo del Cantone? Il desiderio di aiutare il Cantone e il Governo a migliorare? Altro? Al momento dello scrutinio dell’elezione del Gran Consiglio 2019, per i candidati, neanche fosse un parco-buoi, dopo avere divorato chilometri, consumato litri di benzina e suole di scarpe, passato notti semi-insonni e magari dopo avere festeggiato il giorno prima il neo Consigliere di Stato, cosa c’è di meglio se non attendere pazientemente fino alle 14 del lunedì per iniziare a leggere in rete i primi risultati, dopo avere ipotizzato per ore estrapolazioni sul primo e unico risultato pubblicato del comune di Linescio? Sembrava uno scherzo. Risultati definiti poi solo verso le 20, al crepuscolo. Questo è il nostro Cantone digitalizzato: in balia delle bizze di dieci scansori ottici starati. Grande, il riguardo posto ai rappresentanti del sovrano e ai loro accompagnatori, familiari e per gli ancora più numerosi fanti-gregari di accompagnamento, da parte del Cantone e delle sue istituzioni preposte. Ma gli scanner, i «quadratini atipici» li avranno poi letti? E come?
Soli come crisalidi
Al momento dell’evoluzione delle classifiche, i politici candidati-fanti-consiglieri si ritrovano soli, come crisalidi, con sé stessi, pronti alla muta. Le sommatorie di risultati si susseguono e sedimentano a ritmo incalzante, riposizionando le classifiche di continuo, di tutti, tracciando nuove linee di tendenza. L’ultimo tsunami numerico: Lugano, la “madre di tutte le scansioni”, viene seguito a ruota, dopo secondi di calcolo, dalla successiva onda di ritorno dei voti di “panachage”. Una doppia spallata che determinerà, sulla base di algoritmi misteriosi, l’attribuzione dei seggi per partito e così il destino finale di 90 consiglieri e dei rimanenti fantigregari. Qualche pari merito numerico andrà per finire aggiustato dalla sorte, a suon di boccette. I rimanenti 644 fanti-gregari, torneranno, in silenzio, a riposo. Qualche stremato ringraziamento per i voti ottenuti sui media sociali, e tanto silenzio: les jeux sont faits! Il fante dovrà aspettare per avere un cenno di riconoscimento, dal Partito o da un suo rappresentante cantonale, distrettuale o sezionale, o dagli eletti, o dal Paese, se mai lo riceverà. I pochi ricevuti sono gratificanti. La gratitudine non è moneta, corrente, nella politica. Il gregario viene anche considerato – erroneamente – alla stregua di un bocciato o peggio ancora di un «trombato». Incrociarlo per strada nei giorni successivi è anche fonte di imbarazzo, con sguardi sfuggenti, o di sincero dispiacere, in altri. Un po’ come se gli sia accaduta una sventura o altro. La forza del Partito è, non solo, ma anche, tratta dal lavoro della truppa di fanti: da questa, anche per ragioni imponderabili e casuali, taluni man mano emergeranno come Consiglieri di Stato, condottieri, o come Granconsiglieri, che detteranno la legge che tutti dovranno seguire e applicare. I problemi del tempo e le esigenze dello Stato segnano i prescelti. Altri, come meteore, arrivano, vanno, senza lasciare il segno: il sovrano non perdona. È la truppa la decorazione, il contorno, anche folcloristico, su cui poggia il Governo, i rappresentanti nel legislativo e i partiti. Senza la loro vitalità, inventiva, i comizi sarebbero spenti, esanimi, vuoti. L’esercizio del potere esecutivo e legislativo risulterebbero privi di legittimazione. Buona parte dei seggi di partito, senza il lavoro di rinforzo dei fanti, non ci sarebbero. Molti degli eletti, lo sono, grazie al lavoro di squadra dei fanti, dei loro collaboratori, amici ed estimatori. Intanto i fanti, pazienti, aspettano. La truppa dopo la battaglia viene lasciata a sé stessa, torna alle sue cose di ogni giorno. I singoli fanti improvvisamente si trovano a fare i conti con i propri risultati, mentre quelle che fino a poco prima erano squadre, si disgregano alla luce, implacabile, dei numeri: ognuno rimane solo, a leccarsi le proprie ferite, tornando al proprio posto, nella vita civile. La classifica delle elezioni non rappresenta il grado di dignità umana di un candidato. Dura è la vita del fante di partito! Resilienza, curiosità e amore disinteressato per il proprio Paese ne connotano il fondo. Grazie, compagni di battaglie, per il vostro esempio in questa campagna: non vi dimenticherò mai!