Assedio sospeso a Tripoli
Khalifa Haftar è volato al Cairo per incassare il rinnovato sostegno del presidente egiziano La guerra ha già provocato oltre 100 morti tra le forze del generale. Secondo l’Onu gli sfollati in fuga sono già più di sedicimila.
Tripoli – L’undicesimo giorno di guerra alle porte di Tripoli è stato segnato da uno stop dell’offensiva di terra delle forze del generale Khalifa Haftar che, secondo alcune fonti, avrebbero pagato un prezzo altissimo in termini di vite dall’inizio dell’attacco alla capitale. I militari del governo internazionalmente riconosciuto guidato da Fayez al Sarraj ieri hanno abbattuto un caccia nemico e assicurato una nuova linea difensiva più profonda lungo l’asse del fronte meridionale. In una situazione di sostanziale stallo sul terreno Haftar è volato al Cairo, dove ha incassato il rinnovato sostegno di uno dei suoi principali alleati, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Quest’ultimo, secondo quanto ha fatto trapelare ai media, ha ribadito “il sostegno dell’Egitto agli sforzi della lotta contro il terrorismo e le milizie estremiste per realizzare la sicurezza e la stabilità della Libia”. Ma gli osservatori leggono la mossa come un segnale di debolezza da parte di Haftar, in evidente difficoltà di fronte a un’offensiva pensata come una blitzkrieg ed arenatasi invece in un pantano di battaglie ben lontane dal cuore della capitale. “Haftar ha tentato un golpe militare contro la Libia. Ha fallito, e non sarà sufficiente che si ritiri a Bengasi. La comunità internazionale esca dalla sua ambiguità”, ha dal canto suo affermato l’ambasciatore libico a Bruxelles Hafed Gaddur. Ci sono Paesi “che tramano alle spalle del governo legittimo e riconosciuto dalla comunità internazionale”, ha aggiunto, “ma noi sappiamo chi sono”. Ieri in serata, anche un portavoce dell’esecutivo tripolino, Muhannad Younis, ha escluso che il governo di Accordo nazionale libico di Fayez al-Sarraj possa accettare alcun cessate il fuoco adesso, almeno fin quando le forze di Haftar non saranno ritornate alle posizioni di partenza. Intanto, i morti accertati nell’Ovest libico sono oltre 130, tra i quali 35 bambini. La tv ‘al Ahrar’ da Bengasi ha parlato di “oltre 100 uccisi” solo tra le forze di Haftar. L’emittente ha citato fonti ospedaliere proprio a Bengasi, ma al momento non ci sono conferme ufficiali. Mentre l’emergenza umanitaria si aggrava. L’Onu stima siano oltre 16mila gli sfollati in fuga dalle zone di combattimento, che vanno ad alimentare l’allarme profughi. Molte famiglie riparano in edifici disabitati oppure nelle strutture pubbliche, come le scuole. Le Nazioni Unite hanno avvisato che “il bombardamento di scuole, ospedali, ambulanze e aree civili è severamente proibito dal diritto internazionale umanitario”. Il riferimen
to implicito è al bombardamento di sabato dei caccia di Haftar contro una scuola elementare deserta, ad Ain Zara, a soli 15 km a sudest dal centro di Tripoli. Nell’area anche ieri riecheggiavano esplosioni e raffiche di armi pesanti, apparse molto distanti dal centro della città.
La bomba sganciata dai caccia dei ribelli poteva causare una strage: l’area colpita della scuola, che sorge accanto a un modesto compound delle milizie locali, è quella coperta predisposta per far riparare gli scolari dalle temperature roventi. A pochi metri c’è un campo di pallavolo e uno di calcetto. Ovunque i segni della presenza dei bambini, che fortunatamente di sabato non vanno a scuola. La missione Onu in Libia “sta monitorando e documentando tutti gli atti di guerra che violano questa legge al fine di informare il Consiglio di sicurezza e la Cpi”, la Corte penale internazionale dell’Aja.