laRegione

Un pezzo di Parigi, un pezzo di noi

- Di Matteo Caratti

Notre-Dame distrutta! Avremmo tanto voluto fosse un brutto film trasmesso per sbaglio e invece no: è cruda, drammatica e tristissim­a realtà. Tutti conosciamo la straordina­ria cattedrale di Parigi, divorata ieri sera dalle fiamme sotto i nostri occhi. Occhi increduli e pieni di commozione, mentre guardavano le immagine dei pompieri che – invano – tentavano di lanciare acqua con pompe dai getti mai sufficient­emente lunghi e mentre la prima guglia cadeva e ci lasciava definitiva­mente senza parole. Il suo destino appariva segnato. Troppo bella e (purtroppo) troppo preziosa e anche troppo centrale per poter tentare di spegnere le fiamme dall’alto con i Canadair senza fare altri disastri. Chi di noi non l’ha studiata sui libri di storia? Quante volte mi sono immaginato l’incoronazi­one di Napoleone Bonaparte a imperatore fra le sue spesse mura e sotto la sua altissima volta? Per non parlare della massima espression­e artistica gotica in essa contenuta. Secoli e secoli di lavoro umano e di arte dietro ogni sua pietra. Un patrimonio dell’Umanità che ha pure ispirato e spinto tanti scrittori a inventare pagine celeberrim­e. Primo fra tutti Victor Hugo, con il suo deforme campanaro Quasimodo e la bella Esmeralda nel romanzo che, proprio della grande cattedrale, porta il nome. Notre-Dame, un simbolo di Parigi e della cristianit­à che ieri sera, all’ora di cena, ora dopo ora, è in gran parte crollato in diretta tivù, mentre qualcuno di noi, proprio davanti al piccolo schermo, si preparava per seguire il discorso ai francesi del presidente Emmanuel Macron sulle attese risposte alle richieste dei gilet gialli. E invece delle risposte a una Francia in profonda crisi, dissanguat­a dalle continue proteste di strada, è arrivato l’inimmagina­bile disastro con il colpo al cuore di Parigi. Una tempistica davvero crudele. Pensando ai simboli divorati dalle fiamme, che hanno profondame­nte sconvolto l’Occidente e il globo, la nostra memoria va evidenteme­nte alle Torri Gemelle. Un ricordo che torna alla mente, anche se l’11 di settembre 2001 fu tutto diverso e ad attaccare i due grattaciel­i furono aerei dirottati da terroristi e vi furono migliaia di morti, mentre a Parigi ancora non si sa esattament­e cosa abbia generato il rogo (si ipotizzano lavori di restauro, l’inchiesta chiarirà) e di morti e feriti (per fortuna) non ve ne sono. In entrambi i casi però, l’impatto emotivo per l’immaginari­o collettivo è stato e sarà enorme. Quando se ne va un simbolo, che ha attraversa­to tanti secoli, se ne va anche un pezzetto di noi, delle nostre radici, della nostra cultura e di un’identità bella che quella chiesa contribuiv­a a forgiare. Mentre le fiamme stanno ancora mangiandos­i la cattedrale, gli specialist­i già si stanno dividendo fra chi sostiene che il monumento non sarà più quello che fu e quelli che, nella tragedia, parlano già della necessità della sua ricostruzi­one, anche se ci vorranno decenni e decenni affinché il simbolo della cristianit­à e della Francia, capace di attirare decine di milioni di visitatori, possa finalmente risorgere. Risorgere e tornare – pur ricostruit­o – ad essere quello che era. Noi propendiam­o per questa seconda lettura: reagire, ricostruir­e, ripartire. È la nostra storia di essere umani, da che mondo e mondo. Sempre avanti, anche di fronte a Notre-Dame bruciata e Parigi (di nuovo) ferita.

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