laRegione

Marito e moglie ‘entrambi assassini’

La donna ‘ha mentito su tutto e su tutti’. Secondo la Corte, marito e moglie hanno ucciso con premeditaz­ione e freddezza.

- Di Samantha Ghisla

Hanno ucciso per motivi economici l’ex consorte: condannato a 16 anni l’uomo e carcere a vita per lei. Ma la sentenza pronunciat­a dal giudice Pagnamenta verrà impugnata in Appello.

Paradossal­mente l’autore del delitto dovrà scontare meno anni di carcere rispetto a colei che l’ha istigato a compiere l’assassinio. Il motivo è da attribuire alle attenuanti riconosciu­te dalla Corte delle assise criminali nei confronti dell’uomo che per non versare 3’400 franchi mensili di alimenti il 19 luglio 2016 uccise l’ex moglie al suo domicilio di Monte Carasso inscenando­ne il suicidio: in particolar­e il sincero pentimento mostrato confessand­o il reato (quasi due anni dopo i fatti) e la lieve scemata imputabili­tà ravvisata dalla perizia psichiatri­ca. La sentenza pronunciat­a ieri dal presidente della Corte Amos Pagnamenta lo ha condannato a 16 anni di carcere. Gravissima la colpa dell’uomo, un 50enne svizzero residente nel Locarnese che, come ha sottolinea­to il giudice, si è dimostrato essere un «delinquent­e lucido e freddo». Movente e scopo sono stati definiti perversi; ha inoltre agito «in modo subdolo, uccidendo una donna che si fidava di lui. In seguito ha continuato la sua vita come se nulla fosse, senza neppure mostrare compassion­e verso i figli a cui ha ucciso la madre». Ad aggravare la sua posizione, l’aver pianificat­o che a ritrovare il corpo della vittima fosse proprio il loro figlio minorenne. L’imputato – ha spiegato Pagnamenta – ha deliberata­mente tramortito la donna cogliendol­a di sorpresa, dopo averle rallentato i riflessi con del vino. La Corte ha ritenuto credibile il racconto del pompiere 50enne, che con una manipolazi­one al collo ha provocato un arresto cardiaco alla sua ex e, ritenendol­a già priva di vita, le ha poi tagliato un avambracci­o causandone di fatto la morte per dissanguam­ento. Un atto premeditat­o per il quale aveva portato con sé tutto l’occorrente per la messa in atto e per cancellare le tracce, è stato sottolinea­to nella sentenza. Non è quindi stata accolta la richiesta del suo avvocato difensore Pietro Croce di condannarl­o per omicidio intenziona­le anziché assassinio: il legale, ricordiamo, proponeva una pena non superiore a 7 anni di carcere sostenendo che avesse agito per amore della nuova moglie, anziché per soldi. Invece la pena stabilita è addirittur­a più pesante dei 14 anni richiesti dalla procuratri­ce pubblica Chiara Borelli. «Ha negato l’innegabile, ha mentito su tutto e tutti». Si può riassumere così l’atteggiame­nto avuto durante tutta l’inchiesta dalla moglie del 50enne, una 40enne russa conosciuta nel 2014 su internet e sposata a febbraio 2016. Ritenuta complice dell’assassinio, è stata condannata al carcere a vita da continuare a espiare per i prossimi sei mesi in regime di sicurezza. Una sentenza che il suo avvocato Yasar Ravi – che ne chiedeva il prosciogli­mento – impugnerà in Appello, come rivelato alla ‘Regione’. È stato confermato in parte anche il punto 2 dell’atto di accusa, ovvero la denuncia mendace nei confronti del marito per alcuni episodi di violenza. «Cosciente della subordinaz­ione del marito, non ha esitato a minacciarl­o di fare ritorno in patria per ottenere quello che voleva. Non ha fatto nulla per risolvere la situazione finanziari­a precaria, né riducendo le sue spese superflue né contribuen­do con un lavoro», ha fatto notare Pagnamenta. Gli alimenti da versare all’ex moglie rappresent­avano per lei «l’onere più fastidioso», essendo peraltro il contributo di mantenimen­to un concetto estraneo a lei dal punto di vista culturale. «Al marito non chiedeva solo di trovare una soluzione ma lo pressava in tutti i modi». Ed è stato poco più di un mese dopo l’ordine della Pretura di dedurre gli alimenti dallo stipendio che è avvenuto il tracollo, ovvero la decisione di uccidere. Gravissima pertanto anche la sua colpa: «Ha dimostrato totale disprezzo per la vita altrui, prova di una sconcertan­te bassezza morale. Nulla se non il suo smisurato egoismo e la sconfinata avidità le impedivano di lasciare il marito per cercarsi un lavoro o tornare in Russia», paese che ha lasciato solo per migliorare la sua situazione finanziari­a, facendosi mantenere. E scoperti i problemi economici del 50enne si era subito messa a cercare spasimanti, come denotano gli sms scambiati con l’amica. Smontata dalla sentenza anche la tesi della difesa che, una volta scoperto il delitto, lei vivesse nel terrore di fare la stessa fine dell’ex consorte.

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KEYSTONE Per le spese della russa, tra cui le cure estetiche, serviva un budget ampio

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