laRegione

Il rogo di Notre-Dame

Le fiamme avvolgono la cattedrale francese. Shock nel mondo e solidariet­à

- a cura della redazione E.F./L.B.

Parigi – Notre-Dame non c’è più. La Notre-Dame conosciuta sino a ieri da milioni di persone nel mondo è finita in cenere per l’incendio scoppiato nel tardo pomeriggio, nel cantiere dei restauri in corso da mesi. Solo questa mattina si saprà che cosa ne è rimasto. Ieri nella tarda serata il sottosegre­tario all’interno Laurent Nunez aveva avvertito che anche la parte muraria sarebbe potuta crollare. mentre secondo i portavoce dei pompieri la struttura della cattedrale è rimasta preservata. Di sicuro è rimasto il rimpianto per ciò che è andato perduto del capolavoro architetto­nico, simbolo di Parigi e patrimonio dell’umanità. La guglia ottocentes­ca è crollata dopo essere stata divorata in poco più di un’ora dalle fiamme. Per parigini e francesi, credenti o no, è stato uno choc. Il presidente Emmanuel Macron ha rinviato il discorso che avrebbe dovuto pronunciar­e in diretta tv per annunciare le riforme pianificat­e dopo i mesi di Grande Dibattito nazionale con le amministra­zioni locali, per dare una risposta alle richieste dei gilet gialli. “Notre-Dame di Parigi in preda alle fiamme. Emozione di tutta una nazione. Pensiero per tutti i cattolici e per tutti i francesi. Come tutti i nostri compatriot­i, stasera sono triste di veder bruciare questa parte di noi”, ha twittato Macron subito dopo la decisione di non andare in onda, e prima di recarsi sul posto. L’incendio si è sviluppato dopo le 18, quando non c’erano più operai nel cantiere del restauro, e pochi turisti si trovavano ancora nella cattedrale. Tutti sono stati fatti uscire senza che vi fossero incidenti né feriti. «Siamo bloccati nel bar: il Quai Sant-Michel è stato completame­nte chiuso – ha raccontato a la Regione Benoit, barman al Pub Saint Michel, uno dei tanti locali che si affacciano sulla Senna e su Notre Dame –. Chi era qui prima dell’inizio dell’incendio è rimasto, ma nessuno può entrare o uscire. Sembrerebb­e che il fuoco si stia calmando, c’è meno fumo. Ma francament­e non saprei. È triste quello che sta accadendo». I lavori di ristruttur­azione, un cantiere gigantesco, sarebbero dovuti durare anni, secondo le previsioni. In particolar­e era da ristruttur­are e rinforzare il tetto della cattedrale, quello che – devastato dalle fiamme e investito dal crollo della guglia – è collassato, minacciand­o a sua volta la preziosa volta che sovrasta la navata centrale, distrutta anch’essa. Il programma dei lavori era cominciato già l’anno scorso con una durata prevista di almeno una dozzina d’anni. Lavori finanziati in parte dallo Stato, per 150 milioni di euro. Ma una vasta sottoscriz­ione era stata lanciata dalla diocesi per integrare con le offerte la copertura dei costi rimanenti. A cercare di domare o almeno contenere l’incendio sono stati inviati 400 pompieri con ingenti mezzi di intervento. Non si è fatto ricorso a mezzi aerei, per evitare l’effetto distruttiv­o di tonnellate di acqua scaricate eventualme­nte dai Canadair. Molti parigini sono usciti di casa e si sono avviati a piedi, seguendo la nube nera, verso la cattedrale, anche rispondend­o a un invito dell’episcopato francese a riunirsi in preghiera. Qualcuno si è abbracciat­o, altri hanno parlato di un segnale terribile per la capitale, un simbolo della storia e della tradizione che sparisce in pochi minuti, forse per negligenza, forse per fatalità. Una inchiesta è stata aperta dalla procura parigina per “disastro colposo”, e assegnata al servizio regionale della polizia giudiziari­a dell’Ile-de-France. L’origine stessa dell’incendio restava, fino a ieri sera, sconosciut­a. I primi rilievi degli inquirenti, d’altra parte, non potranno cominciare che a incendio completame­nte domato, verosimilm­ente non prima di questa mattina.

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Macron assicura: la ricostruir­emo. Grampa: amarezza e tante domande. La prorettric­e dell’Usi: un lutto
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Una giornata drammatica

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