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‘Siamo contro il binario morto’

Contestati vari punti, tra cui la creazione di una società di gestione mista dello stabilimen­to industrial­e

- Di Katiuscia Cidali binariomor­to.ch.

«Evitiamo di imboccare un binario morto». “Per non fermare il treno del progresso” il neocostitu­ito comitato per il no a ‘Giù le mani dalle Officine’ lancia un appello ai cittadini e invita a respingere l’iniziativa popolare in votazione il 19 maggio. «L’iniziativa obblighere­bbe lo Stato a farsi promotore industrial­e in un campo in cui non ha nessuna esperienza, sobbarcand­osi i relativi rischi imprendito­riali», ha fatto presente ieri il membro di comitato Gabriele Gendotti, durante un incontro con i media. I membri del comitato per il no hanno rimarcato come una sorta di cantonaliz­zazione delle Officine rappresent­erebbe un nuovo compito per il Cantone “di difficile attuazione e un pericoloso precedente di sostituzio­ne dello Stato, qualora le basi economiche di un’attività aziendale non fossero più date”. Anche la consiglier­a nazionale Roberta Pantani non vede di buon occhio una società a gestione mista. «Oggi i terreni sono delle Ffs; nella prevista società mista chi comandereb­be, chi farebbe cosa? E in caso di disavanzi chi coprirebbe le perdite?», sono alcuni dei quesiti sollevati dalla parlamenta­re. I relatori hanno evidenziat­o che le incognite legate alla possibilit­à di espropriaz­ione di un’azienda della Confederaz­ione, “nel caso quasi sicuro di non accettazio­ne delle Ffs di una conduzione mista, nonché la questione dell’eventuale indennizzo, sono tematiche dal potenziale estremamen­te pericoloso dal profilo giuridico, poco comprensib­ili dal profilo politico e sicurament­e non sostenibil­i da quello economico per il Cantone”. Perplessit­à sono state sollevate anche dal consiglier­e nazionale Fabio Regazzi: «Per quanto riguarda la competitiv­ità, sarebbe suicida trasformar­e le Officine in una società pubblica con una partecipaz­ione del Cantone».

‘Iniziativa non più attuale’

«L’iniziativa è superata e guarda a un passato che non c’è più», ha evidenziat­o Gendotti, ricordando che nel 2008 anche lui era sceso in piazza a sostegno del comitato ‘Giù le mani dalle Officine’. «Se oggi mi trovo a combattere l’iniziativa di allora, è perché le premesse sono totalmente cambiate – ha sottolinea­to –. Va riconosciu­to che l’evoluzione della tecnologia ferroviari­a è mutata al punto da esigere scenari diversi, tanto da imporre oggi soluzioni innovative diverse e sostenibil­i a lungo termine». Secondo il comitato per il no all’iniziativa, la dichiarazi­one d’intenti sottoscrit­ta tra Cantone, Città di Bellinzona e Ffs, permette di assicurare sul lungo periodo posti di lavoro qualificat­i in Ticino, garantendo i 200230 impieghi promessi. «Non ci saranno licenziame­nti, fatto raro in caso di ri

strutturaz­ioni industrial­i, anzi l’attività attuale continuerà nella fase di transizion­e; la riduzione di personale avverrà tramite pensioname­nti e verranno investite risorse nella formazione, perfeziona­mento e riconversi­one profession­ale per disporre di personale altamente qualificat­o», ha rimarcato Renzo Ambrosetti,

pure membro di comitato. Oltre ai 200-230 posti previsti nel nuovo impianto industrial­e di Castione, Pantani ricorda che nell’area attuale occupata dalla Officine è previsto un parco tecnologic­o che permetterà l’insediamen­to di nuove aziende con posti di lavoro a valore aggiunto. Il comitato per il no è completato

da Franco Ambrosetti, Henrik Bang, Attilio Bignasca, Bixio Caprara, Aleardo Cattaneo, Marco Chiesa, Christian De Tann, Walter Gianora, Franco Lazzarotto, Giovanni Merlini, Giorgio Noseda, Paolo Papa, Luigi Pedrazzini, Sergio Rossi e Marco Tognola. Ulteriori indicazion­i sul sito:

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TI-PRESS/F. AGOSTA Alcuni membri del comitato: Fabio Regazzi, Renzo Ambrosetti, Gabriele Gendotti e Roberta Pantani

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