laRegione

Fogazzaro, accertamen­ti in Italia

- Di Marco Marelli

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Bussetti ha inviato gli ispettori all’Istituto Giuseppe Papi di Pomigliano d’Arco per accertare se sia “un vero e proprio diplomific­io, che dietro il pagamento di una somma prestabili­ta di circa 3000 euro, rilascereb­be il diploma di maturità” come scritto nell’interpella­nza parlamenta­re, prima firmataria Virginia Villani, deputata campana del Movimento 5 Stelle, dirigente scolastica di Pomigliano d’Arco, grosso comune nelle vicinanze di Napoli in cui risiede il vice premier Luigi di Maio. Un’interpella­nza innescata dal caso-Fogazzaro. Una vicenda esplosa a seguito del servizio di Falò: gli studenti del Fogazzaro si sarebbero trasferiti a Pomigliano d’Arco dove all’Istituto Papi la promozione era garantita. Occorreva pagare 3mila euro. L’interpella­nza chiedeva se “ove i fatti siano confermati, non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per revocare la parità scolastica a causa della mancata osservanza dei requisiti previsti dalla legge 62 del 10 marzo 2000”. La visita degli ispettori all’istituto scolastico di Pomigliano d'Arco? «Noi non ne sappiamo niente» è la risposta dal Papi, dove nessuno vuole parlare. Sì, ma almeno, è possibile sapere se gli ispettori si sono fatti vivi? Domanda senza risposta. Dietro l’angolo c’è il commissari­amento dell’Istituto Giuseppe Papi. Che ne è stato dell’interpella­nza parlamenta­re? Virginia Villani: «Ancora nessuna risposta. Mi risulta che al ministero stanno lavorando sul caso». Già in passato il Papi era finito nei guai. Il 12 aprile 2016 il ministero dell’Istruzione gli aveva revocata la “parità scolastica”. Provvedime­nto revocato dal Tar della Campania dopo un ricorso della scuola. La vicenda è pendente davanti al Consiglio di Stato. Lo scandalo delle presunte maturità truccate al Papi è all’esame anche della Procura di Nola, sollecitat­a da un esposto della consiglier­e regionale della Campania Valeria Ciarambino del Movimento 5 Stelle. Gli inquirenti campani sono sulle tracce del “signore con i capelli rossicci” che a Lugano prendeva i 3mila euro in contanti pagati quale “tasse esame”. Soldi che, pagati per accedere agli esami di Stato, una volta messi in una busta venivano consegnati al “signore con i capelli rossicci che li metteva in una valigia nera”. Se 53 dovevano essere i prossimi maturandi ecco che siamo a oltre 150mila euro. Somma che non risulta sia stata dichiarata ai valichi comasco-ticinesi. È quello che vorrebbero sapere gli inquirenti campani.

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Il Ministero dell’Istruzione indaga

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