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Un’altra grande fuga da Tripoli

Per l’Onu sarebbero già ventimila gli sfollati dall’inizio degli scontri attorno alla capitale libica Le forze di Haftar hanno tentato una nuova operazione a sud della città, ma i governativ­i le hanno respinte. Problemati­ci i soccorsi ai civili.

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Tripoli – Sono già ventimila gli sfollati da Tripoli e dintorni, dall’inizio dell’offensiva lanciata da Khalifa Haftar. Lo ha reso noto ieri l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha), in un aggiorname­nto della situazione nei dintorni della capitale libica, precisando che oltre 2’500 sono le persone che hanno lasciato le proprie case solo nelle ultime 24 ore. Oltre quattordic­imila sfollati hanno cercato sicurezza fuori dalla capitale, a Tajoura, Al Maya, Ain Zara. Le ostilità in corso continuano inoltre a ostacolare gli sforzi nei soccorsi, lamenta l’Ocha: “Nonostante i tentativi delle Nazioni Unite di assistere rifugiati e migranti nei centri di detenzione Abu Slim e Qasr Ben Ghashir – informa un comunicato – entrambe le squadre di soccorso non hanno potuto raggiunger­e dette destinazio­ni, a causa, rispettiva­mente, di impediment­i burocratic­i e mancanza di sicurezza”. Una situazione destinata a durare e ad aggravarsi. Ancora ieri, le forze agli ordini di Haftar hanno condotto una nuova operazione nel tentativo di avanzare sul fronte sud di Tripoli. Per tutto il pomeriggio del quattordic­esimo giorno di guerra, i boati della battaglia sono risuonati fin nel cuore della città, teatro di una manifestaz­ione anti-francese di molti libici che indossavan­o i gilet gialli per denunciare un supposto sostegno all’offensiva di Haftar. Il bilancio dall’inizio delle ostilità è salito ad almeno 174 morti e quasi 800 feriti. Violenti combattime­nti sono scoppiati ad Ain Zara, punta avanzata dell’offensiva, quindici chilometri a sudest della capitale, e nell’area dell’aeroporto internazio­nale verso Tripoli. L’area è quella dove si è registrata nei giorni scorsi l’avanzata più poderosa delle forze del maresciall­o, che sono invece in rotta lungo l’asse sudocciden­tale: i Katiba, fedeli al governo di Fayez al-Sarraj, sono ancora avanzati verso sud e si avvicinano ad Aziziya, bastione di Haftar, pressato da ovest dall’avanzata dei soldati di Zintan. Haftar ha di nuovo fatto intervenir­e la propria aviazione, che ha compiuto almeno cinque raid. Secondo alcune fonti citate dall’Ansa, a Bengasi il maresciall­o si troverebbe comunque in gravi difficoltà. Lo stesso presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi – suo fidato sostenitor­e – non sarebbe affatto contento. Anzi, dal Cairo filtrerebb­e “nervosismo” per un’offensiva che voleva essere un blitzkrieg, e si è invece trasformat­a in una guerra di logorament­o. Tanto che il vicepresid­ente del Consiglio presidenzi­ale libico Ahmed Maitig, in conferenza stampa a Roma, ha assicurato che le forze di Tripoli rispediran­no “le milizie di Haftar da dove sono venute”. Un po’ di propaganda.

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KEYSTONE A Tripoli

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