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Riccardo Carazzetti grande conoscitor­e della storia dell’arte ticinese

- Di Alain Gallay, Professore Onorario dell’Università di Ginevra

Riccardo Carazzetti è deceduto nel 2019, poco dopo l’inaugurazi­one, il 13 aprile, dell’esposizion­e consacrata all’opera pittorica e ai disegni ticinesi dei miei genitori, realizzati durante la guerra tra il 1941 e il 1946. Riccardo è stato all’origine di questa avventura che, a partire dalla donazione delle opere in favore del Museo di Valmaggia, a Cevio, ci ha profondame­nte avvicinati: lui, mio ex studente – diventato curatore del Museo archeologi­co di Locarno e responsabi­le del servizio culturale della città (2001) – e io, memore delle felici vacanze passate con i miei genitori nel villaggio di Prato, in Val Lavizzara. Riccardo Carazzetti è stato uno dei pilastri della realizzazi­one dell’esposizion­e inaugurata qualche settimana fa. In quell’occasione abbiamo potuto condivider­e molti momenti e sono contento che abbia ancora potuto assistere alla conviviali­tà dell’evento.

Ho conosciuto Riccardo nel 1971 presso gli scavi della necropoli del Petit-Chasseur a Sion. Era una persona molto appassiona­ta. Lo ricordo deciso a voler concludere l’estrazione della fossa neolitica sulla quale stava lavorando malgrado, concluso lo stage, dovesse correre a prendere l’ultimo treno in direzione del Ticino e tutti noi gli facessimo pressione per fargli abbandonar­e i suoi attrezzi. È stato un periodo esaltante, ricco di numerose discussion­i. Non eravamo lontani dagli avveniment­i del 1968.

Nel 1980 Riccardo assunse la direzione degli scavi in occasione della costruzion­e del parcheggio della Planta a Sion e scoprì un’occupazion­e del Tardo neolitico in Vallese, periodo fino ad allora sconosciut­o nella regione. Era la prima volta che affidavo a uno studente l’intera responsabi­lità di uno scavo di così grande importanza; in effetti ero occupato altrove sul cantiere di Rances, nel Canton Vaud.

Alla facoltà di Scienze dell’Università di Ginevra, Riccardo aveva realizzato un lavoro di diploma in archeologi­a preistoric­a consacrato agli scavi particolar­mente ingrati del sito di Collonges, in Vallese, che aveva diretto nel 1981. Riccardo Carazzetti era pieno di progetti quando la malattia l’ha portato via.

Era appassiona­to delle stele scoperte nella necropoli del Petit-Chasseur. Recentemen­te aveva identifica­to, dai finestrini del trenino Centovalli­na, una stele piantata davanti a una casa edificata in occasione della costruzion­e della ferrovia, sopra Domodossol­a, in Valle Vigezzo. Aveva pertanto cominciato una ricerca storica sulle condizioni che avevano portato alla sua scoperta e aveva identifica­to in questo oggetto un’opera degna di interesse. Da poco era entrato in contatto con l’attuale proprietar­io dell’abitazione e aveva gettato le basi per uno studio più approfondi­to. La scoperta mostra che questo genere di manufatti neolitici così spettacola­ri sorpassava­no ampiamente i confini del Vallese e della Valle d’Aosta, dov’erano conosciuti finora.

Lavorava anche come esperto del periodo neolitico, in collaboraz­ione con Samuel van Willingen, a una pubblicazi­one sulla ceramica neolitica scoperta sul sito del Castel Grande a Bellinzona. Oggi lascia dunque questo lavoro incompleto.

Grande conoscitor­e della storia dell’arte ticinese, aveva inoltre il progetto di scrivere una sintesi sugli artisti che si sono interessat­i alla Valmaggia. Abbiamo preso conoscenza di un articolo redatto da Riccardo estremamen­te ben documentat­o sul soggetto. L’equipe dello scavo del Petit-Chasseur perde Riccardo Carazzetti, un collega e un amico di poche parole, che ha però lasciato una traccia profonda nel nostro gruppo di ricercator­i. La realizzazi­one dell’esposizion­e a Cevio mi ha avvicinato a lui attraverso la scoperta di interessi comuni che andavano ampiamente oltre le contingenz­e materiali e le esigenze del nostro lavoro.

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