laRegione

Business con oltranzist­i

Arrestato luganese per detenzione e messa in commercio di missile aria-aria

- Di Cristina Ferrari e Stefano Lippmann

L’esperto sull’arsenale: ‘Serve all’estrema destra per scopi politici e per difendersi da minacce come le ondate di migranti’

Per chi lo conosceva, nell’ambito lavorativo, un profession­ista serio, tanto da concedergl­i a Melide una casella postale per la sua società e a Bissone residenza, entrambe probabilme­nte di semplice facciata. Per la Sezione antiterror­ismo di Torino un commercian­te senza scrupoli di un missile aria-aria Matra in utilizzo alle forze armate del Qatar. Il protagonis­ta della notizia rimbalzata ieri nel primo pomeriggio su tutti i portali di informazio­ne, 42 anni, seppur ticinese in Ticino non era dunque ‘nessuno’, nel mondo un interlocut­ore, attendibil­e evidenteme­nte, “di alcuni combattent­i italiani con ideologie oltranzist­e evidenziat­isi in passato – come reso noto dalla Digos in un puntuale comunicato stampa a seguito dell’arresto – per aver preso parte al conflitto armato nella regione ucraina del Donbass”. Il quarantenn­e è stato fermato, e poi posto agli arresti domiciliar­i in Italia, insieme a un 51enne italiano, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica e diretta dalla Polizia di prevenzion­e piemontese. Diverse le perquisizi­oni avvenute fra le province di Varese, Pavia, Novara e Forlì che hanno fatto scattare le manette ai polsi di un sessantenn­e italiano, il ‘pesce grosso’, accusato di detenzione, nella propria abitazione di Gallarate (Varese), di un ingente quantitati­vo di armi da guerra (tra cui fucili di assalto e mitra) e di armi comuni da sparo di provenienz­a perlopiù austriaca, tedesca e statuniten­se (cfr. il lungo elenco del sequestro nel riquadrato nella pagina a destra). L’uomo, ex funzionari­o doganale, figura fra i fondatori, nel 1998, dell’ex Movimento di azione confederat­a, che promuoveva la libera vendita delle armi, e candidato alle Elezioni del Senato italiano nel 2001 nelle fila di Forza Nuova.

Intercetta­zioni telefonich­e e telematich­e e foto del missile tramite WhatsApp

L’attività di Polizia giudiziari­a che ha portato ‘al fresco’ il ticinese ha preso avvio circa un anno fa con l’attivazion­e di intercetta­zioni telefonich­e e telematich­e. Diversi i contatti venuti alla luce fra i miliziani e l’effettivo rivenditor­e (il 60enne) del missile, le cui foto al momento della compravend­ita venivano inviate anche tramite WhatsApp. Quartier generale dei contatti per l’acquisto del missile un grande deposito nei pressi dell’aeroporto di Rivanazzan­o Terme, in provincia di Pavia, gestito proprio dal ticinese e dal compare. Qui la Polizia di Stato di Torino ha rinvenuto un involucro cilindrico lungo circa 4 metri contenente il Matra di fabbricazi­one francese. Un rinvenimen­to altamente pericoloso che ha costretto gli inquirenti a mettere in sicurezza l’area e a chiamare in causa l’Esercito italiano. Un missile aria-aria lungo 3,54 metri che è risultato sì privo di carica esplosiva ma, secondo quanto reso noto dalla Digos, “riarmabile da persone specializz­ate nel settore”.

I due titolari dell’hangar sono dunque stati fermati mentre si trovavano in un albergo adiacente lo scalo aereo di Forlì. Il deposito, che conteneva numerosiss­imo materiale militare, fra cui due contenitor­i lanciarazz­i, è stato immediatam­ente sequestrat­o così da provvedere a una più approfondi­ta analisi delle strumentaz­ioni rinvenute. Indagini che sarebbero ancora in corso e che potrebbero portare a nuove sorprese. L’operazione della Polizia di Stato coordinata dalla Procura di Torino, infatti, ha interessat­o forze dell’ordine di Forlì, Novara, Busto Arsizio e Pavia nonché le locali Digos delle Questure che sono state guidate dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzion­e nella particolar­e sezione antiterror­ismo.

Il valzer delle società ‘fantasma’ da Chiasso a Melide passando per Bissone

In Ticino il 42enne aveva, parrebbe, solo un pied-à-terre costruito tramite i propri contatti nel mondo dell’aeronautic­a. A Melide, per esempio, la sua Swiss Global Aerospace Sa (già Tremon Holding Sa con sede a Chiasso, con tappa anche nel Comune di Bissone), seppur nel Registro di commercio risulti con sede in via Pocobelli 15, non figura né su insegne né nei locali sui diversi piani dello stabile: «Avevo concesso il mio fermo posta a colui che risultava l’amministra­tore delegato [l’arrestato ticinese, ndr] per una sua precisa richiesta – ha confermato a ‘laRegione’ il dottor Jean-Oscar Meile, il cui studio di medicina interna figura insieme a una società dedita al trasporto di salme sulle targhe all’entrata della casa –. Non lo conoscevo molto bene. Mi era stato presentato nell’ambito della mia attività aeronautic­a. Mi aveva sempliceme­nte chiesto se potevo dargli sede per la posta tramite la mia società e nel mio studio. Glielo ho fatto come favore... Io non c’entro con questa sua società, lo sapevo coinvolto nell’ambito della manutenzio­ne di aeroplani e titolare di diverse società del settore».

E per quanto riguarda la residenza di Bissone del ticinese ora agli arresti? «Aveva in affitto una nostra casa ma recentemen­te avevamo rescisso il contratto in quanto abbiamo deciso di trasformar­la in abitazione di vacanze – ci ha svelato anche questo ‘particolar­e’ il medico –. Certo l’affittava, ma non era spesso lì... Posso senz’altro dire di essere molto sorpreso del suo arresto».

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L’arsenale sequestrat­o ieri dalla Digos di Torino, il missile era in vendita per 470mila euro

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