Sempre lontanissimo l’obiettivo ‘Fame Zero’
Roma – Sono oltre 2 miliardi le persone nel mondo che non hanno accesso regolare a cibo sicuro, nutriente e sufficiente. Tra queste, 820 milioni soffrono totalmente la fame mentre l’insicurezza alimentare colpisce l’8% della popolazione in Nord America ed Europa. È la stima della Fao in occasione della presentazione a New York del nuovo rapporto Onu su ‘Lo Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo’. L’obiettivo Onu è ‘Fame Zero’ entro il 2030. Ma il report segnala che “dopo decenni di costante calo la tendenza fame nel mondo, misurata dalla prevalenza di sottonutrizione, rimane invariata negli ultimi tre anni ad un livello leggermente inferiore all’11%”. “La fame – si legge – è in aumento in quasi tutti gli Stati africani, rendendo il continente la zona geografica con la più alta prevalenza di denutrizione, quasi il 20%”. E si registra un aumento anche in America Latina e Caraibi, benché la prevalenza sia ancora al di sotto del 7%. Nell’Asia occidentale l’aumento è costante dal 2010 (oltre il 12%). Una particolare riflessione è condotta sul problema dell’obesità e sul sovrappeso aumentato in tutte le regioni, in particolare nell’età scolare. Il rapporto indica che nel 2018 40 milioni di bambini sotto i cinque anni erano sovrappeso. Nel 2016 131 milioni di bambini di età compresa tra i 5 e i 9 anni, 207 milioni di adolescenti e 2 miliardi di adulti erano sovrappeso. Il rapporto 2019, infine, sottolinea come gli shock economici stiano contribuendo a prolungare e peggiorare la gravità delle crisi alimentari causate principalmente da conflitti e avvenimenti climatici. «Per il quarto anno di seguito il rapporto evidenzia una situazione in peggioramento», commenta Carlo Petrini. Per il presidente internazionale di Slow Food nonché ambasciatore del programma Fame Zero per la Fao, la questione è la ridistribuzione del cibo. Il problema, afferma, «non è la quantità di cibo globalmente a disposizione, come sostengono le multinazionali dell’agro-industria, ma la sua disponibilità per chi è in condizioni economiche e sociali svantaggiate. È un tema di diritti negati e non di incremento della produzione».