‘Ha avuto tanta paura di morire’
Nei commenti social, l’espressione più gettonata è ‘forza ragazzo’; l’icona più digitata, il quadrifoglio. Sono la risposta a chi, dopo sabato scorso e almeno sino ad oggi, ha preferito il silenzio. Mentre le indagini sono in corso, Samuel Tanadini, il 17enne aggredito sabato scorso sta meglio. Pestato in tre riprese, dapprima da un singolo, poi da tutto il branco, dovrà restare alla ‘Carità’ per un’altra settimana, e per altre sei settimane non potrà fare sforzi. «È positivo, è forte, lotta», dice la mamma. «Ha avuto tanta paura di morire, ma vuole tornare alla vita. È fuori pericolo, e questo per noi è già tanto». A parte la forte lesione alla milza, e un’ampia perdita interna di sangue che dev’essere controllata, il ragazzo già soffre il lungo stop dalle attività sportive che lo attende; qualche preoccupazione c’è anche per il suo lavoro di giardiniere: «È un mestiere che implica sforzi fisici, non so cosa gli permetteranno di fare. Si sente demoralizzato per questo, ma confidiamo nel suo fisico forte». Quel fisico che, secondo la madre, lo ha preservato da conseguenze peggiori: «Gli ha permesso di impedire che lo massacrassero di botte, e di scappare. Fosse stato gracile, con tutta probabilità non ce l’avrebbe fatta. Hanno colpito molto forte. Per dirlo lui, che del dolore non si lamenta mai...».
La famiglia ha subito sporto denuncia, anche se in presenza di lesioni gravi la macchina della giustizia si mette in moto d’ufficio. «Due nomi sono sicuri, mio figlio è certo. Degli altri due la certezza verrà dal riconoscimento, che a livello psicologico potrebbe essere qualcosa di molto provante per lui in questo momento».
Nel frattempo, la giovane vittima si tiene strette le manifestazioni di vicinanza che gli amici di sempre non gli hanno fatto mancare. «È il silenzio degli altri che più ci fa male, soprattutto quello che viene dall’organizzazione. Ci sembra un’assenza di sensibilità, e ci mortifica». L’ultimo pensiero è dedicato al branco. «È capitato a mio figlio, ma poteva capitare a chiunque. Dentro di me spero che si redimano e da parte nostra c’è apertura al dialogo. Però, anche un solo “mi dispiace’ ce lo saremmo aspettato. Ammesso che chi ha agito con tanta violenza si sia mai sentito colpevole».