Doppia amarezza a New York, firmata Nole
Anche Melbourne fu teatro di due amarezze, per Roger Federer: nel 2002 fu sconfitto da Tommy Haas (ottavi, un match point), e nel 2005, in semifinale contro Marat Safin (un match point). Erano gli anni che precedettero l’esplosione di Federer, che però qualche acuto già lo aveva piazzato. Si presentò infatti da vincitore a Wimbledon nel 2003 e 2004, e agli Australian Open e Us Open, sempre nel 2004. Restando in ambito Slam, tra i ricordi più dolorosi si infilano due incroci con Novak Djokovic, agli Us Open. Nel 2010 Federer arrivò al doppio match point sul 5-4 del quinto, servizio del serbo. Venne sconfitto 5-7 6-1 5-7 6-2 7-5. L’anno successivo il tragico copione si ripetè, con un finale doppiamente drammatico, merito di una sceneggiatura che pareva davvero redatta per entrare nella storia delle imprese mirabolanti dello sport: semifinale, ancora contro Djokovic. Stavolta Roger ha due match ball da capitalizzare con il servizio a disposizione. 5-3 40-15, al quinto set. Sul primo match ball Djokovic mette a segno una risposta vincente di dritto. Un colpo visibilmente eseguito in stato alterato dalla rabbia verso il pubblico di New York, completamente schierato a favore dell’elvetico. Nole non gradì, e a occhi chiusi sparò un dritto a casaccio che atterrò sulla riga opposta, con un incrocio che risultò imprendibile, dopo il quale pretese dagli spettatori gli applausi che, a suo giudizio, gli erano stati fin lì ingiustamente negati.
Ne seguì uno scambio prolungato, sul 40-30, vinto ancora dal serbo. Federer accusò pesantemente il colpo, subì il break del 5-5 e si inchinò 5-7, perdendo subito dopo una seconda volta la battuta. Un finale drammatico, una sconfitta che, per come maturò, lasciò l’amaro in bocca al basilese per molte settimane. Prima del ko di Wimbledon domenica, a precisa domanda su quale fu la sconfitta più dolorosa, verosimilmente Roger avrebbe indicato quella semifinale contro Djokovic. Ora è legittimo che sia di un avviso diverso. E di traverso si sono messi nuovamente il destino e il serbo.