L’atteso Concorso delude mentre il Fuori angoscia
Tre idee di cinema si sono incontrate e scontrate nella prima vera giornata di Mostra, coronata da un tappeto rosso d’eccezione con Brad Pitt, Liv Tyler, Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Pedro Almodóvar – quest’ultimo per ricevere un premio alla carriera, gli attori per i loro film in Concorso. I primi due sono interpreti di ‘Ad astra’ di James Gray, mentre la signora Johansson e compagni sono protagonisti di ‘Marriage Story’ di Noah Baumbach. Pur camminando sul tappeto rosso, Haifaa Al Mansour (regista del terzo film in concorso, ‘The Perfect Candidate’) non ha suscitato entusiasmi e selfie. Naturalmente i primi due film sono prodotti Netflix, con tutte le regole per esserlo: puri prodotti commerciali e seriali, privi della capacità di emozionare: che parlino di imprese spaziali come ‘Ad Astra’ o di matrimoni e divorzi come ‘Marriage Story’, lasciano sempre l’amaro gusto del fallimento di un’idea di cinema, anche popolare, ma capace di esprimere sentimenti. Il primo film è dominato fino alla noia da un Brad Pitt incapace di una qualsiasi mimica facciale, con una voce fuori campo che inanella ridicole citazioni pseudofilosofiche per tener viva un’attenzione che le immagini rendono latente per la loro banale prevedibilità. Dall’altra parte, Scarlett Johansson tenta inutilmente di salvare un film che la regista ha pensato come “cura in alcuni dei momenti più bui della mia vita”. Presentandoci una bella coppia di artisti, in crisi perché lui è così egoista da non capire l’ego di lei. Il problema è che mai il film si rende interessante, mai coinvolge, resta freddo oggetto che non ripaga delle oltre due ore spese a guardarlo.
Su ben altre idee si muove ‘The Perfect Candidate’ di Haifaa Al Mansour: la regista saudita confeziona un’opera civilmente importante e, pur con un linguaggio non originale, riesce a dare un vivo ritratto di una società in cambiamento in cui le donne si appropriano di un ruolo da protagonista.
A sconvolgere è stato invece, fuori concorso, l’angosciante ‘Irréversible - Inversion intégrale’ di Gaspar Noé, un film sull’oggi, sui rapporti interpersonali, su quelli d’amore, sulla violenza sessuale, sulla droga che devasta. Noé nulla risparmia in un film che non ha compromessi, che sfida il pubblico a tenere gli occhi aperti, a sopportare di vedere che cosa vuol dire lo stupro di una donna, che cosa vuol dire essere stupidi maschi. Il film è una rivisitazione di ‘Irréversible’ interpretato magnificamente da Monica Bellucci e Vincent Cassel presentato in Concorso a Cannes nel 2002, un film che aveva colpito per la tecnica di cronologia inversa, oltre che per i temi trattati. Qui il regista rimonta la storia in senso cronologico per renderla più comprensibile. Ed è vero che se il film nel 2002 lasciava una speranza, questo affonda in un pessimismo esistenziale che impaurisce per la sua verità. Questo è cinema vero.