I tormenti di un Dem
Interno notte. Un salotto spoglio: una poltrona rossa, un poster di Marlene Dietrich, una di quelle lampade di Artemide che piacciono tanto ai radical chic. Sulla poltrona, abbandonato come un Socrate morente, un uomo di mezz’età. Ha la barba incolta, indossa solo gli slip e una maglietta sbiadita con la foto di Benigni che prende in braccio Berlinguer. Accanto a lui, sul pavimento, una bottiglia di bourbon semivuota. Musica dal giradischi: Guccini, “io solo qui alle quattro del mattino / l’angoscia e un po’ di vino / voglia di bestemmiare”. L’uomo ha il volto pallido riverso sul petto, si fissa le Birkenstock.
All’improvviso degli scatti sincopati ne scuotono il corpo come una marionetta. Inizia a parlare con se stesso ad alta voce. Le prime parole sono solo borborigmi incomprensibili. Alterna il falsetto grottesco di Gollum nel ‘Signore degli Anelli’ alla pronuncia ruvida e strascicata d’un Tom Waits fallito. GOLLUM – E quindi adesso si va al governo coi grillini, sarai contento eh? TOM WAITS – Ho avuto momenti migliori. Ma almeno… (manda un colpo di tosse grassa)… bah, almeno non abbiamo consegnato il Paese alle destre. GOLLUM – “Consegnato il Paese alle destre”, ma come parli? Sembri Bertinotti. TOM – Mi manca perfino lui, lo sai? (Fissa per un attimo un punto lontanissimo.) Poi guarda, immaginati Salvini al governo: porti sigillati, razzismo, antieuropeismo. Ci siamo presi le nostre responsabilità.
GOLLUM – Ma la smetti di parlare come un portavoce di Renzi? Ma quale “nostra responsabilità”? Gli italiani devono poter scegliere, altrimenti poi quando si vota pigliamo l’ennesima mazzata.
TOM – (Si gratta la barba.) Guarda che la Costituzione…
GOLLUM – Lo so. LO SO che la Costituzione dice che si elegge il Parlamento e non il Governo. Resta il fatto che siamo stati al governo dal 2011 al 2018 e non ci ha mai voluto nessuno. Un altro regalo a Salvini.
TOM – Beh, aspettiamo. (Accende una Marlboro.) Magari fra qualche mese lo trovano a letto con Putin e finisce lì. GOLLUM – “You’re innocent / when you dream…” TOM – E magari intanto riusciamo a farlo, qualcosa di buono. GOLLUM – Coi grillini!? TOM – Sì, coi grillini. (Prende un sorso dalla bottiglia ai suoi piedi.) In fondo anche loro hanno qualche idea di sinistra. GOLLUM – I grillini, di sinistra? È ora che smetti di bere.
TOM – E allora il reddito di cittadinanza, Quota 100?
GOLLUM – Guarda che questi ci hanno sparato addosso per il Jobs Act, e poi hanno fatto il ‘decreto dignità’ che ammazza il mercato!
TOM – Ma chi sei, Milton Friedman? (Sorriso amaro.) Son più di sinistra di noi. GOLLUM – Ma figurati, così socializzano solo la miseria. TOM – (Spegne la sigaretta in un tumbler ricolmo di mozziconi.) Tu ancora stai a Clinton e Blair, vero? GOLLUM – Almeno ero giovane. Ma poi fosse solo l’economia.
TOM – Quoi d’autre, mon frère? GOLLUM – Quoi d’autre? Putin, Maduro, no-Nato, no-Tav, no-Vax, no-euro, abolizione della prescrizione, manette a sfare! E chi è che ha detto per primo ‘taxi per migranti’?
TOM – Di Maio. GOLLUM – Appunto. E Toninelli ha detto che Open Arms era in malafede. TOM – Eh, dai, sarà stato l’opportunismo del momento. Lo sai com’è fatto l’uomo. (Sputa in un piattino da tè.) Poi stavano con Salvini.
GOLLUM – Ma infatti, stavano con Salvini! E adesso stanno col Pd! Erano quelli che ci dicevano ‘il partito di Bibbiano’, ‘fanno l’elettroshock ai bambini!’. E noi rispondevamo ‘mai con questi qua’. Roba di due settimane fa, eh, mica l’Ungheria del ’56…
TOM – (Stappa una bottiglia di birra con l’accendino.) La politica è compromesso. GOLLUM – Andreotti, esci da questo corpo! TOM – Eddài. Poi adesso è un movimento diverso. Si normalizzano. Guarda Conte.
GOLLUM – Sì, perché uno diventa statista in un quarto d’ora, ai tempi supplementari poi.
TOM – Piace a tutti. GOLLUM – Ah, quello sì. Perfino Trump l’ha elogiato: per la proprietà transitiva, è come se avesse limonato con Zingaretti. Se non ti sembra assurdo, fatti vedere da uno bravo. TOM – Ho capito, ma non è che puoi fare il purista, qua siamo messi peggio della mia Hooker in Minneapolis. Roba che usciamo dall’euro, mica noccioline.
GOLLUM – Esagerato. Figurati se gli imprenditori del Nord glielo permettono, a Salvini.
TOM – (Altra sigaretta, altro sorso, altro sorriso amaro.) Ma tu li hai presente, gli imprenditori del Nord? GOLLUM – Ecco, il classico comunista che pensa che ogni industriale sia un padronazzo. TOM – È che secondo me sei un po’ troppo ottimista sulla… (una tosse fortissima gli scuote tutto il corpo)… sulla tenuta istituzionale.
Il disco di Guccini finisce, il ‘toc-toc’ della puntina a fine corsa rimbomba ossessivo dalle casse acustiche. L’uomo non si alza, il suo respiro si fa affannoso. Dalla finestra arrivano le prime luci dell’alba. Un rictus pare scuoterlo all’improvviso.
GOLLUM – Ci siamo fumati vent’anni di Berlusconi, e siamo ancora qui. La situazione è grave, ma non è seria.
TOM – Lo stellone di Flaiano.
GOLLUM – Appunto. Abbiamo avuto un anno di populismo doppia dose, non mi pare che il Paese sia rovinato.
TOM – Una parola sola: Weimar (indica con gesto fugace il poster di Marlene).
GOLLUM – Cosa c’entra. Periodo diverso, nazione diversa.
TOM – (Solleva un braccio, spalanca la mano come un predicatore. Urla con voce roca, come per una maledizione:) WE-III-MAAAAAAAR! GOLLUM – Vabbè, vabbè. Weimar. Calmati. Magari anche allora certi compromessi ci avrebbero salvato, eh. Poi guarda l’America: hanno Trump, ma mica son collassati. La Fed, la Corte Suprema, il Parlamento: hanno tenuto botta. TOM – Ma l’America è un Paese serio. Noi siamo la versione Alberto Sordi. GOLLUM – Classico buttarsi via dell’italiano provincialotto che se la tira da cosmopolita. Gli italiani son sempre gli altri, aveva ragione Cossiga. TOM – Colpito e affondato. (Spegne la sigaretta sul pavimento.) Ma intanto abbiamo dato una bella botta a Salvini. (Gli occhi arrossati s’illuminano.) Hai visto come gli è passata la ghigna? È l’ombra di se stesso. GOLLUM – Eh, appunto. Non si poteva votare e contarsi, nel frattempo? TOM – Troppo presto, dobbiamo fare il proporzionale. E tagliare le poltrone dei parlamentari. GOLLUM — ‘Tagliare le poltrone’! Cosa sei, un grillino da bar? Guarda che ne abbiamo meno che in Svizzera, se fai le proporzioni.
TOM – Cosa c’entra, la Svizzera è… GOLLUM – … un piccolo federalismo, vabbè. Ma allora a maggior ragione: meno parlamentari, meno rapporti col territorio. TOM – (Sorriso itterico.) Spiegalo alla gente. GOLLUM – La gente va guidata, mica assecondata. TOM – Ma se sei tu quello che vuole votare a tutti i costi… GOLLUM – Ah, hai ragione.
TOM – “Io, è un altro”.
Ormai il sole proietta nella stanza una luce da dipinto di Hopper. Dallo stereo parte ‘Lili Marleen’: “Vor der Kaserne, vor dem großen Tooor…”. L’uomo chiude gli occhi. La bottiglia di bourbon gli cade di mano e va in frantumi sul pavimento. Una donna in vestaglia rossa, svegliata dal rumore, si avvicina e gli accarezza la testa.
Sipario.