Ali, una lunga storia
I resti fossili dell’Archaeopteryx, una strana creatura grossa quanto una gazza, per tre quarti rettile e per un quarto uccello, furono scoperti in Baviera (Germania) nel 1861. Come tutti gli uccelli primitivi, l’Archaeopteryx non aveva un becco ma denti utili a cacciare piccoli rettili. Era di abitudini arboricole e, pur possedendo delle “ali” (lunghe braccia dotate di penne) e una coda, anch’essa lunga e munita di penne, non era certo un buon volatore, anzi! In compenso era in grado di planare agevolmente da un albero all’altro. Il Quetzalcoatlus è invece il più grande pterodattilo di cui si abbia notizia (e forse neppure il più grosso in assoluto). La sua apertura alare era di 12 metri circa!
E la prima penna, quando è “nata”?
Bella domanda! La prima penna fossile (che appunto apparteneva all’Archaeopteryx) fu trovata accanto ai resti del suo antico proprietario. Per molto tempo gli studiosi hanno ritenuto la penna una scaglia di rettile modificata. Ora, però, diverse teorie dimostrerebbero che scaglie e penne hanno origine dagli stessi tessuti ed hanno anche una costituzione simile. Però non le si possono considerare allo stesso modo, perché la comparsa di penne e scaglie e il loro successivo sviluppo sono diversi. Pare ad esempio che, inizialmente, la penna non si sia principalmente evoluta per l’esigenza di volare ma, piuttosto, per favorire la termoregolazione, come la pelliccia nei mammiferi.
Insomma, con penne e piume addosso si stava più caldi e si soffriva meno il freddo! In seguito, poi, le penne potrebbero aver svolto anche altri ruoli, come quello di protezione nei nidi, difesa del territorio, richiamo nuziale… Nei cieli del Mesozoico però, non volavano solo gli antenati degli uccelli attuali, ma anche molti rettili volanti, “cugini” dei dinosauri: gli pterosauri. Per lungo tempo i paleontologi hanno ritenuto che gli pterosauri fossero troppo pesanti per volare, finché non hanno scoperto che queste creature usavano un “trucco”! Lo stesso che usano i moderni jet: l’impiego dei flaps.
Le ali degli pterosauri erano dotate di “flaps”, utili a fornire loro la portanza necessaria per atterrare a bassa velocità o a decollare da luoghi pianeggianti (e non solo da alte quote, sfruttando il vuoto sottostante). Sì, ma come? Con un dito, pare! Secondo gli scienziati una delle tre dita che sorreggevano la membrana delle ali, consentiva agli pterosauri di muovere all’indietro o in avanti la parte anteriore della membrana stessa, diminuendo o aumentando la superficie alare e, di conseguenza, modificando la portanza secondo le necessità!
E poi?
E poi arrivano gli Euornithes (“veri uccelli”), che portano a tutte le forme di uccelli come li conosciamo noi oggi. Esiste il Gargantuavis philoinos, che viveva circa 70 milioni di anni fa. Pesava oltre 150 chili ed era leggermente più alto dello struzzo. Alcuni resti sono stati trovati in Francia.
Poi si passa agli Ornithurae ed infine ai Neornithes, gli uccelli moderni, che appaiono circa dieci milioni di anni fa. Ad oggi gli uccelli vengono suddivisi in 245 famiglie, raggruppate in 40 ordini. Se ne conoscono oltre 10mila specie.
Gli uccelli, degli esseri incredibili, che grazie alle loro ali ci hanno sempre spinto a sognare…