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Cocaina dall’Olanda al Ticino, pena ridotta

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Una nuova condanna – ma ridotta rispetto alle richieste della pubblica accusa – è stata inflitta nella serata di ieri davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano nell’ambito di una costola della vasta indagine internazio­nale su traffici di cocaina tra Olanda e Svizzera che ha visto puntate non trascurabi­li in Ticino e messa a segno dagli inquirenti grazie anche a intercetta­zioni telefonich­e e ambientali (tra cui nell’abitacolo dell’auto di uno dei maggiori membri del traffico). Un’indagine che tra il dicembre 2017 e il febbraio 2018 ha portato dietro alle sbarre 12 persone, tra cittadini spagnoli e dominicani e che a giugno aveva visto la condanna a 6 anni di carcere di uno dei principali protagonis­ti, lo stesso che è entrato in contatto con l’imputato comparso a processo ieri – un 36enne spagnolo di origine dominicana – e condannato a una pena parzialmen­te sospesa: 2 anni e 8 mesi di detenzione, di cui 18 mesi posti al beneficio della condiziona­le e all’espulsione dalla Svizzera per 8 anni. L’uomo era accusato di aver trafficato 2,5 chili di cocaina tra Lugano, Cadenazzo e Nottwil (Lucerna) e di aver riciclato 40mila franchi, a favore di spedizioni di denaro ad amici e familiari. Ma la Corte, presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchett­i, ha ridimensio­nato l’atto d’accusa: il 36enne è stato ritenuto colpevole di “soli” 1,4 chili di cocaina (per gli altri quantitati­vi l’imputato non poteva sapere si trattasse di droga) e “soltanto” del riciclaggi­o di 4mila franchi (mancava la prova del crimine a monte). L’accusa, sostenuta dalla pp Petra Canonica Alexakis, aveva proposto 3 anni e mezzo di carcere e 10 anni di espulsione dalla Svizzera. Per la difesa, rappresent­ata dall’avvocato Maurizio Pagliuca, che per il proprio assistito aveva chiesto 15 mesi con la sospension­e condiziona­le e una riduzione dell’espulsione, l’inchiesta non è riuscita a provare un nesso tra la sostanza contenuta nel sacchetto consegnato all’imputato da un amico, ritenuta proteina, e il traffico di droga; e neppure che a monte dei soldi inviati dal 36enne vi fosse un reato. Una tesi in buona parte accolta dalla Corte che ha ridotto la pena, anche se sulle ingenti somme inviate dal 36enne i giudici hanno espresso dubbi che fossero frutto di risparmi dell’imputato.

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Inchiesta ‘Freebase 2’ alle Criminali

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