Dazi: una questione sospesa
La guerra commerciale tra Washington e Pechino sta facendo scorrere i proverbiali fiumi di inchiostro: ma che fine hanno fatto i dazi nei confronti dei prodotti europei più volte ventilati da Trump in passato? Ci risponde Claudio
Cereghetti, membro di direzione e responsabile di Banca-Stato Private Banking. “In passato Trump aveva minacciato l’imposizione di importanti barriere commerciali con l’Europa. Un esempio tra tutti è la tassa del 25% sull’esportazione di auto, che metterebbe in difficoltà soprattutto l’economia della “locomotiva europea”, vale a dire la Germania”. La questione, continua Cereghetti, “è in effetti rimasta in sospeso. Se ne parla molto meno in quanto in questi mesi hanno tenuto prevalentemente banco le tensioni tra Stati Uniti e Cina. Trump considera l’Europa come un avversario non economicamente temibile come la Cina e quindi ha riorientato le sue priorità. Si può ipotizzare che ciò avvenga anche alla luce del fatto che tra qualche mese entreremo nell’anno delle presidenziali e Trump ha tutto l’interesse politico di rafforzare il più possibile nel corto termine l’economia e la borsa domestica”. Ma cosa succederebbe se i dazi verso l’Europa venissero applicati realmente? “Di sicuro genererebbero effetti negativi, in primis sulla Germania la cui economia è tra l’altro già attualmente in difficoltà: i dazi non farebbero che peggiorare la situazione, decretando una recessione che di certo non gioverebbe neanche agli altri Paesi dell’Unione Europea. Ciò potrebbe avere effetti anche sull’economia svizzera, in quanto vi sarebbe meno domanda dei suoi beni e servizi” conclude Cereghetti.