Fiato sospeso per Juan Correa
Il giovanissimo pilota coinvolto nell’incidente mortale di F2 in Belgio ha studiato a Collina d’Oro Ha rischiato di perdere l’uso delle gambe il ventenne statunitense, di origini ecuadoriane, scontratosi sabato con la monoposto di Anthoine Hubert, morto
In classe, fra libri e lezioni da studiare, tutti conoscevano la passione che Juan aveva già per le corse delle auto. Nel campus della Scuola americana di Montagnola (Tasis) lo si vedeva ‘sfrecciare’ fra un’aula e una sessione di prove, in quelli che erano gli albori della sua veloce carriera che proprio quest’anno lo hanno portato a debuttare nella classe cadetta della Formula 2. Ora, i suoi sogni devono forse attendere, Juan Manuel Correa, pilota americano di origini ecuadoriane, è su un letto del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Chu di Liegi.
Sabato Juan ha rischiato di perdere l’uso delle gambe, coinvolto sul circuito di Spa, in Belgio, nel tragico incidente dove ha perso la vita il 22enne francese, e promessa dell’automobilismo mondiale, Anthoine Hubert. Correa è stato operato ad entrambe le gambe a Liegi, dove era stato immediatamente trasportato in elicottero dopo che i responsabili della pista si erano subito resi conto della drammaticità di quel momento. L’intervento – secondo quanto comunicato dai medici nella giornata di ieri tramite un bollettino sanitario – si è concluso intorno alle 3 di notte di domenica, con i chirurghi che sono riusciti a salvare i due arti inferiori, rimasti gravemente fratturati nel terribile impatto. Il pilota ha peraltro riportato anche una lieve, fortunatamente, lesione spinale. Juan non ha mai perso conoscenza nel corso delle operazioni di soccorso e le sue condizioni, pur gravi, sembrerebbero non tali da metterne in pericolo la vita.
Dai banchi della Scuola americana di Montagnola all’approdo sui circuiti
Sono in molti in queste ultime ore a ricordare Juan e a dare forza alla sua famiglia, in un momento particolarmente difficile. Molti i messaggi postati sui suoi profili social anche dai suoi ex compagni di scuola a Collina d’Oro. Proprio prima di prendere la strada del professionismo Juan, come ricordato, aveva frequentato a Montagnola la Tasis, nel primo e secondo anno di liceo, fra il 2014 e il 2016, anno in cui aveva fatto il suo ingresso nel mondo delle monoposto con la Formula 4 italiana e tedesca con il team Prema Power. Tra i suoi migliori risultati già vantava il secondo posto nel campionato Florida Winter Tour nel 2008 e nel 2013. Nella sua stagione di debutto in Formula 4 ottiene poi tre vittorie nel campionato italiano e si piazza al sesto posto nella classifica generale. Nella successiva stagione 2017 continua a gareggiare con il team nella stessa categoria ma non riesce a ripetere le vittorie della stagione precedente e si concentra sul campionato tedesco terminando in decima posizione. Sempre nel 2017 Correa debutta nella GP3 Series, disputando la seconda parte del campionato con il team Jenzer Motorsport. Non ottiene piazzamenti a punti, ma viene comunque confermato dal team per la stagione 2018, in cui si piazza al dodicesimo posto in campionato, con un quarto posto nella gara sprint di Barcellona come miglior risultato. Lo scorso anno ha partecipato anche al campionato Formula Toyota con il team M2 Competition, terminando il campionato al quarto posto in classifica generale e ottenendo due vittorie. Il debutto in Formula 2 è avvenuto proprio quest’anno con il team Charouz Racing System, divenuto Junior Team della Sauber.
Ma c’è di più. Proprio lo scorso 24 agosto Juan aveva realizzato il sogno di tanti giovani piloti con un primo test di gara per la Formula 1. Juan si trovava sul circuito Paul Ricard di Le Castellet, in Francia, quando ha postato la sua emozione: “Giornata di test F1 on! Sono così entusiasta di essere su un’Alfa Romeo”. Una felicità per la quale certo non si aspettava di lì a poco la controparte, quell’impatto improvviso a grande velocità e la morte, assurda, di un suo collega e coetaneo. Lui ventenne, americano (è nato a Quito, in Ecuador, il 9 agosto 1999), Anthoine, europeo, era francese, 22 anni (23 li avrebbe compiuti il 22 settembre), insieme uniti da una tragedia che sarà difficile, se non impossibile, per Juan dimenticare.
Il momento dell’impatto è avvenuto durante il secondo giro della gara di Formula 2 nel più antico e famoso autodromo belga. Estremamente violento lo scontro all’uscita dall’Eau Rouge, una curva definita ‘mitica’. Un punto velocissimo, in cui il tachimetro tocca i 300 chilometri orari. Il transalpino del team Arden è rimbalzato al centro della pista ed è stato travolto da Juan Manuel Correa, che arrivava a una velocità molto elevata alla guida della sua monoposto con il numero 12. Una dinamica, come riportato dalla stampa specialistica, molto simile a quella del terribile incidente del pilota italiano Alex Zanardi nel 2001, a seguito del quale gli furono amputate entrambe le gambe.
Sono già 48 i piloti morti sulla più antica e famosa pista belga di Spa dal 1925 ad oggi
La morte del pilota francese è stata annunciata dalla Federazione internazionale con un comunicato diffuso sulla pagina Facebook: “La Fia – si legge – informa che Anthoine Hubert è morto alle 18.35. La Fia sta fornendo supporto agli organizzatori e alle autorità e ha avviato un’indagine sull’incidente”. Per Spa un’altra ennesima tragedia. Si tratta del 48esimo pilota morto sul circuito belga dal 1925 a oggi. Tra i più famosi Sébastien Clouzeau nella gara di Classic F3 del 2013; Chris Bristow e Alan Stacey nel Gp di Formula 1 del 1960 e Stefan Bellof (1985).
Ora per il giovane pilota americano si apre un periodo di sfide importanti, non sulla pista ma fra le corsie di un ospedale. La riabilitazione, infatti, secondo quanti vicini alla famiglia sarà molto lunga, anche dal punto di vista psicologico. E pensare che la sua carriera sembrava ormai decollata. Correa, pilota di sviluppo per l’Alfa Romeo, in questa stagione era già salito due volte sul podio, classificandosi al secondo posto, in occasione di due gare sprint. La prima a Baku, l’altra in Francia proprio dietro Anthoine Hubert. E fra i primi a ricordare Hubert vi è stato Mick Schumacher. Il figlio del sette volte campione del mondo tedesco Michael corre infatti nella stessa categoria: «Il destino è brutale e la perdita infinita. Ci manchi già Anthoine». Proprio sabato che erano veduti a vederlo in gara il papà e il fratello.