laRegione

Sì all’accordo di libero scambio Aels-Mercosur

- Di Andrea Censi, candidato Lega dei ticinesi al Consiglio nazionale

Essere critico nei confronti di un’organizzaz­ione quale l’Unione Europea non fa di me un isolazioni­sta. La Svizzera ha raggiunto oggi uno stato di benessere e qualità di vita fra i più alti di questo pianeta per un chiaro motivo: la sua abilità ad interagire positivame­nte con partner commercial­i esteri, un aspetto fondamenta­le per un piccolo Paese come il nostro che non ha e non avrà mai le risorse necessarie per operare in un’economia chiusa. L’Associazio­ne europea di libero scambio (Aels) ricopre in questo contesto un ruolo importante da quasi sessant’anni e seppur scremata per numero di nazioni con l’avvento dell’Ue (oggi gli Stati membri rimasti sono solo quattro), riesce tutt’oggi a siglare numerosi ed importanti accordi di libero scambio in tutto il mondo, peraltro operazione che ai nostri vicini della comunità europea può solo dar fastidio. Ma i geni della lampada non mancano mai ed in casa ne abbiamo tanti. È difatti notizia di questi giorni che il Partito socialista svizzero ed i Verdi paventano l’intenzione di lanciare un referendum contro l’accordo di libero scambio contrattat­o dall’Aels con i Paesi dell’America del Sud (Mercosur). Il loro dissenso non è però sul contenuto economico del trattato (anche perché non hanno ancora avuto modo di visionarlo…), bensì si oppongono di principio perché ritengono che in alcuni di questi Stati terzi non vi sia una (...)

(...) politica ambientale soddisface­nte. Bene, la protezione dell’ambiente è cruciale e non va assolutame­nte sottostima­ta, ma l’era del colonialis­mo è terminata, anzi per la Svizzera non c’è mai stata, ed andare ad imporre (noi Svizzera neutrale) delle politiche di qualsivogl­ia genere ad un altro Paese mi sembra quantomeno fuori luogo. Ma il diritto al referendum è uno degli aspetti più sacri della nostra democrazia che va difeso con i denti e sarò felice se la popolazion­e avrà la possibilit­à d’esprimersi alle urne, confido che gli svizzeri sapranno soppesare le priorità in un simil contesto, dove si va a contrappor­re gli interessi economici e la tradizione della nostra nazione e dall’altra parte una rivendicaz­ione imperialis­ta strampalat­a. Invece di mettere in difficoltà i rapporti commercial­i che la Svizzera intraprend­e con Stati al di fuori della Comunità economica europea, la politica dovrebbe sostenere maggiormen­te organizzaz­ioni come l’Aels che ci permettono d’intraprend­ere relazioni internazio­nali alternativ­e, che danno la possibilit­à alle aziende svizzere di aprirsi più agevolment­e su nuovi mercati, in favore dell’economia da un lato ma anche con una visione politica; oggi la nostra bilancia commercial­e è troppo influenzat­a dal mercato Ue e questo ci rende deboli contrattua­lmente anche sugli accordi bilaterali, puntare sulla diversific­azione dei mercati internazio­nali è un bene per le aziende ma anche per le istituzion­i.

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