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L’importanza di esserci

Il Collettivo Terry Blue tra i dodici finalisti del MyCokeMusi­c Soundcheck ‘Only to be there’, l’album, nel 2020. Il come, il dove e il perché nelle parole di Leo Pusterla. Ma prima, tutti a Zurigo per lo storico contest online.

- Di Beppe Donadio

Il folk-singer dell’opera prima ‘The Burning Trees’ si era più ufficialme­nte trasformat­o in collettivo per l’opera seconda, ‘Even if this winter seems to last too long’ (seconda a poche, per bellezza). Il terzo Leo Pusterla è quello d’inizio 2019, che una volta al mese, al Collettivo Terry Blue (Andrea Zinzi, chitarre, Giuliano Ros, basso elettrico, Matteo Mazza, batteria), dà in pasto le cose che pensa e che scrive.

Le vite degli altri dei primi due album sono diventate la vita di Leo, che ora canta anche in prima persona. «Mesi fa – spiega Pusterla alla ‘Regione – è stato Andrea Zinzi a dirmi che un giorno avrei dovuto trovare il coraggio di spiegare di cosa parlano le canzoni, perché è la prima volta che scrivo brani autobiogra­fici. Non racconto più di altri, ma di me, per una necessità di integrare con la mia esperienza personale. Forse per questo li sento sempre più miei e, se vuoi, più complicati da difendere».

A fine luglio è uscito ‘Scared as dogs’, ultimo singolo in ordine di tempo con annesso video dai paesaggi rigorosame­nte ticinesi, girato dal giovane Riccardo Galli tra il Passo San Michele e la stazione di Lugano e, gran finale all’imbrunire, a Figino sul lago. Anche questo brano confluirà in un album di venti canzoni – sì, venti – intitolato ‘Only to be there’, di prossima pubblicazi­one. Perché esserci è importante. Non solo discografi­camente, ma anche tra i finalisti del MyCokeMusi­c Soundcheck, storico contest online per pochi eletti.

Il Collettivo è l’unico rappresent­ante del Ticino tra i dodici artisti in gara. La votazione online si apre dopodomani, e in gara c’è proprio ‘Scared as dogs’, annesso remake video di fattura zurighese. In quattro approderan­no alla finale del 21 settembre per giocarsi un contratto discografi­co e la bellezza di 50mila franchi.

‘Vincere non è il punto. Il punto è essere a Zurigo e incontrare gente di questo calibro’

Dietro il banco della giuria con Mister Coca Cola Svizzera, tra gli altri, il direttore generale di Sony Music, il gotha dei management e il rapper Stress, di casa a Moon and Stars. E poi Bastian Baker e Veronica Fusaro, a occuparsi di Terry Blue in qualità di vocal coach (al lavoro sulle altre undici proposte, sempre a coppie di due, saranno Nemo & Damian Lynn, Stefanie Heinzmann & Alejandro Reyes, Loco Escrito & Nickless).

«È una cosa molto grossa», commenta Leo. «Vincere non è il punto. Il punto è già poter essere a Zurigo e incontrare gente di questo calibro, che ci dice che c’è qualcosa, ma anche che c’è tanto da lavorare. Stiamo ricevendo consigli mai ricevuti prima, non tanto sulla composizio­ne quanto sull’immagine, sul modo di gestire il progetto Terry Blue. Siamo a contatto con un livello di profession­alità altissimo».

Dieci anni fa i 77 Bombay Street

Qualcosa si muove, quindi. «Sì, con il ‘MyCoke’ potrebbe cambiare qualcosa, ma allo stesso tempo noi restiamo fissi sull’intenzione di pubblicare il nostro album nel 2020. La formula e il modo ancora non li conosciamo, ma io ne ho estremamen­te bisogno», dice Pusterla. I singoli pubblicati nel corso dell’anno, laddove suonati da solo, verranno riarrangia­ti e registrati ex novo col gruppo al completo. «Un po’ per una questione di coerenza, e un po’ per un fatto di mix». Ci penserà Andrea Cosentino, «il suo suono è qualcosa di nuovo per noi, ed è persona magnifica, un amico».

Il percorso che conduce a ‘Only to be there’, l’album, passerà entro settembre attraverso una cosa new soul chiamata ‘I could be that man’, con video girato da Rkh Studios a Torino («Bellissimo scambio, profession­alità incredibil­e»). Ma prima, ‘MyCoke’. Su www.mycokemusi­c.ch c’è tempo dal 4 al 13 settembre per mandare molto in alto il Collettivo Terry Blue. Chi finì molto in alto dieci anni fa, per esempio, furono i 77 Bombay Street, che si portarono a casa il titolo. Coraggio, mano agli smartphone...

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‘Scared as dogs’ sotto i riflettori

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