Essere donna? ‘Facile non è. Ma è la professione più bella al mondo’
«Facile non è». Sollecitata dal pubblico dell’auditorium dell’Usi, l’unica rappresentante femminile della compagine di ambasciatori ticinesi, Monica
Schmutz-Kirgöz, ha spiegato cosa significhi essere una donna e dedicarsi alla carriera diplomatica. «Ormai, rispetto al genere, è più la funzione a contare – valuta l’ambasciatrice in Libano –. Bisogna chiaramente sapersi adeguare alle circostanze: quando devo incontrarmi con rappresentanti di Hezbollah (organizzazione libanese di stampo islamico-sciita, ndr) mi vesto adeguatamente». Più che il mestiere, le difficoltà riguardano in realtà la vita privata. «Circa il 60% dei dipendenti del Dfae è divorziato – spiega la diplomatica –, questo dato riguarda anche molte mie colleghe e diverse di loro non hanno figli. Non è il mio caso».
I figli? ‘Hanno visto di più il padre’
Schmutz-Kirgöz parla – con una franchezza e una naturalezza con le quali conquista l’auditorium – della propria storia. «Quando si fa questo lavoro, i trasferimenti vanno messi in conto. Questo implica per il proprio partner la necessità di reinventarsi e reinserirsi ogni volta. Al mio primo compagno questo non andava bene e quindi abbiamo divorziato. Il mio attuale marito invece è un accademico e ha accettato questa sfida, riuscendo a integrarsi anche professionalmente nei Paesi dove sono stata mandata».
Una conciliabilità lavoro-famiglia non sempre semplice da gestire che riguarda anche eventuali figli. L’ambasciatrice ne ha due. «Hanno visto di più il padre, che me» ammette. Una testimonianza che, nonostante le difficoltà, è intrisa di positività.
La Svizzera, ‘il Paese dei valori’
«Io sono contentissima della mia professione – conclude la nostra interlocutrice –, che è la più bella al mondo. Abbiamo anche il privilegio di ‘vendere’ il prodotto più bello al mondo: la Svizzera, il Paese dei valori. E questo è significativo soprattutto oggi, che questi sono andati un po’ persi».