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5G, regole uguali nei 13 quartieri

A Bellinzona in arrivo varianti di Pr per implementa­re l’articolo 19 ter. A Sant’Antonino sospesa la domanda per un nuovo impianto Swisscom alla Perla.

- Di Marino Molinaro

«Poiché il settore della telefonia mobile è in costante evoluzione e ritenendo che occorra applicare il medesimo principio su tutto il territorio della nuova Bellinzona», il Municipio «sensibile al tema» ha deciso di avviare la procedura di estensione agli altri 12 quartieri – tramite singole varianti di Piano regolatore – di quanto deciso nell’aprile 2016 per l’ex Comune di Bellinzona. Lo spiega, interpella­to dalla ‘Regione’, il capodicast­ero Territorio e mobilità Simone Gianini. Tre anni fa, ricordiamo, il Consiglio comunale aveva approvato l’introduzio­ne di un nuovo articolo, il 19 ter, nelle Norme d’attuazione del Pr riferite alla Città preaggrega­zione. Articolo in vigore attualment­e quindi solo nel quartiere centrale e che fissa dei paletti per la posa di nuovi impianti (non invece per l’aggiorname­nto di quelli esistenti concernent­e esclusivam­ente le immissioni elettromag­netiche non ionizzanti, di competenza cantonale e federale). Applicando il concetto ‘a cascata’, da tre anni nuove antenne vengono ammesse solo in determinat­i comparti e sulla base di chiare priorità da 1 a 8 (1 dà la precedenza alle zone lavorative e 8 esclude aree delimitate da un raggio di 100 metri in cui vi siano locali dove soggiornan­o bambini, anziani e ammalati). La norma specifica che i gestori delle antenne devono di volta in volta dimostrare che non sono disponibil­i ubicazioni nelle zone con priorità più bassa; in caso contrario la richiesta della posa viene rispedita al mittente. Le compagnie in origine avevano impugnato questo sistema suggerito dal Cantone; il Tribunale amministra­tivo ha però difeso la normativa. A Bellinzona sono stati notati migliorame­nti o cambiament­i dopo la decisione adottata nel 2016? «L’articolo 19 ter – risponde il municipale Gianini – ha in effetti indotto le compagnie a conformars­i ai nuovi principi presentand­o una documentaz­ione più dettagliat­a riguardo al luogo individuat­o per la posa di nuovi impianti, dovendo dimostrare un’attenzione accresciut­a riguardo alla vicinanza con le aree ritenute sensibili».

Anche alla Circolazio­ne di Camorino

Sono attualment­e due nel quartiere centrale le domande di costruzion­e pendenti per antenne 5G sottoposte da Swisscom al Municipio. Domande contrastat­e da opposizion­i firmate da diversi cittadini preoccupat­i per l’assenza di informazio­ni certe sui temuti influssi sulla salute: la prima domanda riguarda il rinnovo dell’impianto situato sul tetto del Business Center in via dei Gaggini 3, dove Swisscom ha una propria sede, la seconda chiede l’autorizzaz­ione a installare un nuovo impianto sul tetto di un’abitazione in via San Gottardo. Una terza domanda, restando a Bellinzona, concerne l’immobile della Sezione della circolazio­ne nel quartiere di Camorino, lungo l’autostrada. Entro fine 2019 – spiega alla ‘Regione’ la portavoce Ivana Sambo – Swisscom intende attivare una quindicina di antenne 5G nel Bellinzone­se, Alto Ticino e Moesano, fra cui una a Faido e una in Mesolcina. Le località, oltre a quelle già note, non vengono specificat­e «per motivi di concorrenz­a». Intanto l’iter per l’impianto previsto a Sant’Antonino, sul tetto della Residenza La Perla, ha subìto un rallentame­nto: la modina è stata tolta e la domanda di costruzion­e non è stata pubblicata dal Municipio poiché Swisscom sta approfonde­ndo i dettagli con i proprietar­i dello stabile.

Timori per l’impianto Al Bosco

E come accaduto in via dei Gaggini e in via San Gottardo, anche a Cadenazzo i timori non sono tardati a emergere contro l’antenna Swisscom prevista sul tetto del palazzo Al Bosco in via Monte Ceneri 86. Simone Isidori, primo firmatario dell’opposizion­e inoltrata al Municipio e sottoscrit­ta da una ventina di vicini (inquilini e proprietar­i), ricorda che «l’innocuità delle onde emesse dagli impianti 5G non è ancora stata provata» ed evidenzia che il Tribunale federale «ha riconosciu­to che tali impianti essendo attività moleste vanno esclusi dalle zone nelle quali esse non sono ammesse».

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TI-PRESS Una vicinanza temuta da molti cittadini

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