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‘Non più cultura di sottobosco, ma vere e proprie opere d’arte’

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Chi ama attestare un ricordo, chi riportare un messaggio, quel momento particolar­e in cui ciascuno sa con precisione dove si trovava e cosa stava pensando: «Per questo è bello scegliere un ambiente, oltre che profession­ale, con una buona atmosfera». Emrah è un tatuatore turco: «L’Oriente si sta aprendo sempre di più e anche i tatuaggi hanno guadagnato molto in popolarità; in città come Istanbul e Smirne vi sono fra i migliori studi di tatuaggio, e anno per anno si stanno moltiplica­ndo, artisti di tutti i tipi che prendono elementi occidental­i ma anche pattern orientali. Abbiamo ogni tipo di clientela, anche se i più giovani decidiamo di non trattarli in quanto il tatuaggio ha progressi enormi. Se si è troppo giovani le idee cambiano, il corpo cambia...».

Qualche stand più avanti troviamo

Tony: «Il tatuaggio non è più una cultura di sottobosco, oggi stiamo parlando, con le nuove tecnologie utilizzate, di vere e proprie opere d’arte. Oggi il cliente vuole che il suo corpo venga abbellito e non deturpato come si faceva fino a qualche tempo fa. Oggi si può dire di aver infranto quello che è stato un tabù, siamo entrati nelle case, nella quotidiani­tà. E un tatuaggio ha anche un costo, quindi non è più il deliquente che in passato si tatuava in carcere o il marinaio che lo faceva durante i suoi viaggi, ma è necessario anche considerar­e l’aspetto finanziari­o, la profession­alità, l’igiene». Oggi dal tatuatore si va anche con mamma e papà: «Evito però sempre di tatuare minorenni, a meno che abbiamo il consenso di entrambi i genitori. Il tatuaggio è indelebile, non lo si leva più. Il consiglio è sempre quello di aspettare. La maggior parte, infatti, con l’andar del tempo si pente, perché in realtà è stato giusto... per farselo. In realtà dietro al tatuaggio dev’esserci coscienza e consapevol­ezza. Se il ragazzo o la ragazza arriva con un’immagine del rapper o della velina di turno sappiamo già che non è un lavoro da fare perché si vuole fare per emulare qualcuno considerat­o un idolo in quella fase della vita e che magari, ma direi sicurament­e, con il trascorrer­e del tempo non lo sarà più. Una bolla d’aria che poi scoppierà». Ogni giorno un disegno, uno stile: «Il gusto resta una cosa soggettiva, è l’esecuzione che fa la differenza. Ogni tatuatore ha la sua subcultura, chiamiamol­a così. Vedo nel ‘lettering’ una grande frontiera, perché mentre prima le scritte erano più fredde in quanto legate ai font del computer oggi la grafia si fa vero tatuaggio. In ciò credo molto».

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