‘Montalbano non si tocca’
Il Gruppo ‘Stabio C’è’ si schiera con il Dipartimento del territorio e contro la visione del Municipio
Indigesta per la formazione politica è la demolizione del ritrovo. Cittadini esortati a esprimere la loro opinione.
Se a Stabio si cercava un tema divisivo, ebbene, lo si è trovato. Il destino del comparto Montalbano oggi (come ieri) rischia di veder schierati, l’una contro l’altra armate (di argomenti) due fazioni. Ovvero da un lato chi abbraccia la visione del Municipio locale, che prescinde dalla conservazione o meno del ritrovo storico; dall’altro chi difende a denti stretti il promontorio, così com’è. Mentre si attende la mossa del tris di imprenditori proprietario, in zona, di oltre 5mila metri quadri, a rompere gli indugi, in questi giorni, è stato il Gruppo ‘Stabio C’è’. Messa in consultazione la variante di Piano regolatore (lo sarà fino al 17 settembre, come riferito da ‘laRegione’ del 20 agosto), il Gruppo dopo un “attento riesame di tutta la documentazione” ha letteralmente “sentito il bisogno di comunicare il proprio pensiero”. Questa, del resto, si richiama in una nota, è una “vicenda che coinvolge tutta la cittadinanza di Stabio e tutti i ticinesi, indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche”.
Da che parte sta ‘Stabio C’è’? Non da quella dell’esecutivo. I suoi esponenti sposano “integralmente” la posizione del Dipartimento del territorio (Dt), convinti, come sono, del fatto che il paesaggio collinare debba essere conservato “per i prossimi 100 anni”, nel solco delle richieste dei 355 cittadini firmatari nel 2016 di una petizione. Nel suo esame preliminare il Dt mette al centro del futuro del comparto il complesso del ristorante, che dovrebbe essere “l’elemento cardine” della pianificazione. Se resiste la possibilità di edificare, lì fra bosco e vigneti, fa capire a chiare lettere il Cantone, lo si deve alla presenza del ritrovo di ispirazione stile ‘casale di campagna’. Inutile dire che il Gruppo esprime, “suo malgrado, il totale disaccordo con la posizione politica espressa dalla maggioranza dell’organo esecutivo guidato dal sindaco Simone Castelletti”. Agli occhi dei suoi rappresentanti l’autorità comunale “invece di recepire i suggerimenti e le proposte enunciati dal Cantone e da autorevoli esperti – tra cui la Società ticinese per l’arte e la natura, ndr –, ha frettolosamente e incomprensibilmente deciso di pubblicare una variante che, scandalosamente, prevede la demolizione del ristorante Montalbano”, si legge nella presa di posizione. In effetti, il progetto municipale svincola lo sviluppo dell’area dall’esistenza del ‘convivium’. Nel ‘Modello urbanistico’ tratteggiato nell’incarto entro il perimetro che si identifica con il ritrovo si delineano cinque villette, allineate lungo via ai Ronchi. Una trasformazione invisa a ‘Stabio C’è’. Immaginare delle nuove costruzioni significa, si esplicita, “completare l’opera di deturpazione purtroppo già iniziata nel più completo e colpevole silenzio degli organi comunali”. Il riferimento è al 2017, “quando è stata disboscata una parte della selva castanile centenaria – una decina le piante abbattute, ndr –, presente nella località stessa, meritevole di essere conservata come tutte le altre preesistenze, in modo da evitare la banalizzazione del luogo”. All’epoca si era spiegato che quegli alberi – nel terreno di uno dei tre proprietari – non erano inventariati, e di conseguenza soggetti a protezione. Una motivazione che non ha convinto quanti spingono per la tutela paesaggistica e naturale del comparto. E qui si inserisce l’appello del Gruppo che nella sua nota si rivolge direttamente ai cittadini, invitandoli a dire la loro. Osservazioni e suggerimenti saranno presi in considerazione dal Municipio nella fase che precederà la stesura del messaggio da indirizzare al Consiglio comunale. Dal canto suo, ‘Stabio C’è’ si dice “disponibile a un ampio confronto”. Che di certo non mancherà.