laRegione

Simulazion­e di democrazia

- Di Lorenzo Erroi

Alla fine i militanti del Movimento 5 Stelle hanno deciso di benedire con maggioranz­a quasi bulgara la nascita di un nuovo governo col Partito democratic­o.

Si possono nutrire tutti i dubbi del caso sulla trasparenz­a del voto e sull’attendibil­ità del risultato: la vittoria del ‘sì’ è comunque un bene. Non tanto per il futuro del governo e dell’Italia, che resta nebuloso, ma perché almeno non abbiamo dovuto assistere alle conseguenz­e grottesche di una bocciatura: i rappresent­anti degli elettori – 11 milioni solo quelli che hanno votato Cinquestel­le – sconfessat­i con un clic da 80mila militanti; la Costituzio­ne subordinat­a a Rousseau, un ‘sistema operativo’ che il Garante per la privacy ha già sanzionato perché opaco e manipolabi­le, controllat­o direttamen­te dai padri-padroni Grillo & Casaleggio; la democrazia sostituita dalla sua simulazion­e.

Rimane il fatto che il rischio c’è stato, e che episodi del genere devono preoccupar­e chi intende governare con il Movimento. Vuoi per ricatto politico, vuoi per cecità ideologica, a ogni screzio i grillini potranno ancora impugnare la fantomatic­a ‘base’ per forzare a loro piacimento il meccanismo istituzion­ale. D’altronde è da un pezzo che Beppe Grillo lo promette: “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”. Leggi: subordiner­emo la Repubblica al nostro movimento, con la scusa della democrazia diretta. Il costituzio­nalista Sabino Cassese nota il paradosso: così i paladini de ‘laggente’ “rinverdisc­ono i fasti della partitocra­zia”. E se Leonardo Sciascia fu forse ingrato col filosofo della ‘volontà generale’, le sue parole spiegano bene le tattiche del portalino che ne ruba il nome, e soprattutt­o la scellerata concezione politica che le sdogana: “Proclamand­o che la parte può sostituire il tutto, Rousseau è all’origine dei principali mali del nostro secolo”. Nell’attesa della lista dei ministri – si attende quantomeno la normalizza­zione del ministero dell’Interno preso in ostaggio dalla propaganda di Salvini –, s’inizia anche a discutere di programma. Per ora, come al solito, si promette di tutto: più spesa pubblica e meno tasse, “rimuovere le diseguagli­anze”, Green New Deal, taglio dei parlamenta­ri, aiuti al Sud, digitalizz­azione, lotta alle mafie, rilancio di Roma. Sembra la letterina a Babbo Natale (“posso avere anche un pony?”). Intanto Luigi Di Maio ha subito fatto sapere che la priorità è il taglio delle ‘poltrone’: perché se hai un computer, che te ne fai d’un Parlamento?

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