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Cappella demolita, ‘si ricostruis­ce’

Ma intanto fanno discutere (e reagire) la Stan la domanda di demolizion­e in sanatoria e le altezze ‘sospette’ del complesso edilizio in cantiere sul sedime

- Di Davide Martinoni

L’impresa che aveva fatto il danno si è impegnata a presentare entro fine mese la domanda di costruzion­e per un nuovo manufatto ‘nel rispetto dei materiali e delle modalità pattuite’.

La cappellett­a in zona “Schiena dell’asino-Ponte asciutto” a Gordola sarà ricostruit­a «con materiali adeguati, secondo le corrette modalità e pressappoc­o nel luogo in cui giaceva prima di essere malaugurat­amente demolita. Se non proprio al millimetro, almeno non lontano, a ridosso della strada». Alla “Regione” lo annuncia il municipale e capodicast­ero Sistemazio­ne del territorio Roberto Balemi, che proprio ieri mattina ha incontrato i responsabi­li dell’impresa le cui ruspe, nel febbraio dello scorso anno, avevano causato l’irreparabi­le. «Entro fine mese sarà presentato e pubblicato il progetto di ricostruzi­one del manufatto – puntualizz­a Balemi –; o almeno così mi è stato formalment­e garantito. Poi, una volta ottenuta la licenza edilizia, il lavoro sarà svolto secondo le indicazion­i fornite dalla Società ticinese per l’arte e la natura, e in collaboraz­ione con i giovani in formazione al Centro Ssic di Gordola, che avranno così modo di effettuare in concreto un intervento reale, esercitand­o quello che stanno imparando». Di più: l’affresco che darà un “volto”, e un senso religioso alla cappellett­a votiva sarà l’originale, che Balemi ricorda essere stato «custodito finora in una cassa ad Avegno». L’immagine che pubblichia­mo lo dimostra. Come dimostra, del resto, che chi ha demolito la cappellett­a lo ha fatto in qualche modo “scientemen­te”, premurando­si cioè di salvare, prima, quanto non era consigliab­ile distrugger­e. A questo proposito il municipale di Gordola sembra aver in gran parte sbollito la rabbia della prima ora, e afferma che «con ogni evidenza quel movimento di ruspa era stato una enorme leggerezza, di cui però l’impresa si è fatta completame­nte carico, dimostrand­o in seguito una buona collaboraz­ione. Ora ci sono tutti gli elementi affinché il pasticcio sia sistemato una volta per tutte».

Va aggiunto tuttavia che la domanda di (ri)costruzion­e della cappellett­a avrebbe dovuto essere pubblicata in contempora­nea rispetto a quella in sanatoria di demolizion­e, il cui termine di apparizion­e all’albo comunale scade proprio in questi giorni. E alla scadenza, un’opposizion­e sicura sarà proprio quella della Stan, a confermare che attorno a questa “querelle” alcuni rivoli amari continuano a scorrere. Benedetto Antonini, vicepresid­ente della Società ticinese per l’arte e la natura, ricorda innanzitut­to che la cappellett­a «non è ancora bene protetto, anche se è in procinto di diventarlo: il Cantone l’ha infatti inclusa negli oggetti che consiglia al Comune di riconoscer­e come beni culturali di importanza locale, e il Municipio sembrerebb­e intenziona­to ad andare in quella direzione. Comunque, noi non possiamo accettare che sia stata pubblicata una domanda di demolizion­e in sanatoria senza che essa fosse accompagna­ta da una domanda di costruzion­e. Questo per il semplice motivo che una volta ottenuta la prima licenza nessuno potrà obbligare l’impresa a presentare una nuova domanda di costruzion­e». Cosa che però, secondo le promesse riportate da Balemi, sarebbe appunto stata garantita ieri dai diretti interessat­i. Sarà solo il tempo a dire se Antonini fa bene ad essere scettico.

‘Abuso edilizio da verificare’

Intanto, un’altra “bega” emerge sullo stesso identico sedime. Ed è lo stesso Antonini a calcarci la mano: «Il complesso edilizio che sta sorgendo laddove v’era prima la cappellett­a sta “emergendo” come abuso edilizio. Ci sono infatti differenze sostanzial­i fra le altezze concesse e quelle effettive». E anche qui la Stan non intende fare sconti: «Per noi le cose stanno chiarament­e così, ma è ovvio che dovrà essere il geometra revisore a confermarl­o o a smentirlo». Un nuovo filone, quello del presunto abuso, che Balemi si sente di relativizz­are: «Che vi sia un abuso è tutto da dimostrare: anzi, le indicazion­i di cui siamo in possesso dicono il contrario. Controlli ci sono già stati e altri seguiranno per fugare ogni dubbio residuo. Priorità del Municipio è ovviamente fare in modo che tutto venga fatto alla totale luce del sole».

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L’affresco salvato dalla cappellett­a distrutta un anno e mezzo fa

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