laRegione

Autunno caldo

- Di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

La canicola estiva sta lasciando gradualmen­te spazio a un clima più fresco ma non per questo meno bollente per l’economia svizzera. Non mi riferisco né a periodi storici di lotte sindacali né alle imminenti elezioni federali. Bensì al ritorno verso un franco molto forte, alle nostre relazioni con l’Unione europea, alle incertezze legate alle conseguenz­e della Brexit e alla guerra commercial­e condotta dagli Stati Uniti contro quasi tutto il resto del mondo. Tanto per citare solo alcuni elementi che toccano direttamen­te o indirettam­ente le aziende svizzere, comprese quelle ticinesi. Fra dazi e altre misure non tariffali, come procedure doganali complesse o procedure di omologazio­ne dei prodotti lunghe e costose, le imprese svizzere esportatri­ci devono fronteggia­re molte situazioni complicate, con inevitabil­i ricadute su tutto il sistema economico elvetico.

Tutto sotto controllo si potrebbe dire, visto quanto successo nell’ultimo decennio e la nostra grande capacità reattiva. Invero, la reale o incombente erosione dei margini costituisc­e una minaccia non da poco, perché limita la capacità d’investimen­to delle aziende e anche la possibilit­à di rivedere con una tempistica efficace i propri modelli di business e quindi la loro capacità competitiv­a.

È un elemento da non sottovalut­are. Tanto più che le aziende svizzere, e non solo quelle ticinesi, sono confrontat­e con difficoltà di reclutamen­to di personale qualificat­o. Tale fattore rischia di frenare ulteriorme­nte lo sviluppo aziendale. A mio avviso la Svizzera, in questo senso, ha una carta fondamenta­le da giocare: la formazione profession­ale. Anche in settori come quelli delle tecnologie dell’informazio­ne e della comunicazi­one (ICT), sempre più strategici per le aziende, l’apprendist­ato sta assumendo un ruolo crescente, perché fornisce una formazione di ampio respiro e vicina alla cultura aziendale. È solo una delle strade per rimediare alla carenza di personale qualificat­o, ma vale la pena valorizzar­la!

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