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Dissimulaz­ione del volto, sì alle modifiche

Dopo lo stop di Losanna, luce verde dalla ‘Costituzio­ne e leggi’ al messaggio governativ­o

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I motivi di carattere politico o commercial­e sono da considerar­si come eccezioni alla Legge sulla dissimulaz­ione del volto. Lo ha deciso ieri la Commission­e parlamenta­re Costituzio­ne e leggi, sostenendo il rapporto di Carlo Lepori che dà il via libera al messaggio governativ­o risalente a metà gennaio. Salvo una parola. Sì, perché ammettendo i rilievi mossi dal Tribunale federale accogliend­o il ricorso dei giuristi Filippo Contarini e Martino Colombo, il governo decise di modificare la legge parlando di “manifestaz­ioni di carattere politico”. E invece no, rilancia il rapporto di Lepori. Meglio “tralasciar­e il riferiment­o al termine ‘manifestaz­ioni’, perché si presta a interpreta­zioni differenti. Lo spiega lui stesso raggiunto dalla ‘Regione’: «Con questo termine, ad esempio, non sarebbe tutelata una singola persona che decide di fare una dimostrazi­one a volto coperto. Meglio parlare di ‘motivi’, anche perché vi è già una sufficient­e giurisprud­enza del Tribunale federale”. Insomma, sta per trovare la sua forma definitiva un provvedime­nto che prende le mosse dall’iniziativa anti-burqa e anti-niqab lanciata dal losonese Giorgio Ghiringhel­li, approvata dal popolo ticinese il 22 settembre 2013 con il 65,4 per cento di favorevoli. Iniziativa che aveva, appunto, inserito nella Costituzio­ne il divieto di dissimular­e il volto. Nel marzo 2015 il Consiglio di Stato ha varato il progetto di riforma della Legge sull’ordine pubblico, approvata poi dal Gran Consiglio il 23 novembre dello stesso anno. È stata poi la volta del ricorso al Tribunale federale di Contarini e Colombo, si diceva. Ricorso che l’Alta Corte di Losanna ha parzialmen­te accolto, costringen­do così a rivedere la legge contro la dissimulaz­ione del volto in modo che prevedesse eccezioni anche per ragioni politiche, commercial­i e pubblicita­rie. Un verdetto cui Norman Gobbi, direttore del Dipartimen­to istituzion­i, replicò affermando come il Consiglio di Stato sarebbe “intervenut­o con un messaggio puntuale per apporre alla Legge i correttivi richiesti dalla sentenza”. Correttivi apposti all’inizio di quest’anno – “allineando le leggi cantonali a quanto disposto dal Tribunale federale” – e ieri ‘vidimati’ dalla Commission­e Costituzio­ne e leggi.

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TI-PRESS Firmato il rapporto di Lepori

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