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Le banconote ‘hanno un futuro’

Per Sergio Rossi i contanti sono importanti anche ‘per tenere sotto controllo le proprie spese’ Ieri è stato presentato il nuovo cento franchi. La tendenza è però quella di pagare sempre più spesso virtualmen­te. Ma ciò comporta dei rischi.

- Di Fabio Barenco/Ats

È ancora di colore blu, ma più piccola, e vi è raffigurat­a una tipica condotta idrica d’Ayant, nel Canton Vallese. Stiamo parlando della nuova banconota da cento franchi – la sesta e ultima della nona serie caratteriz­zata da una mano e un globo – presentata ieri dalla Banca nazionale Svizzera (Bns). Il suo presidente, Thomas Jordan, ha affermato che i contanti hanno un futuro, nonostante le nuove tecnologie permettano sempre più spesso di pagare in modo virtuale. E Sergio Rossi, professore ordinario di macroecono­mia ed economia monetaria all’Università di Friburgo, la pensa allo stesso modo: «La banconota ha ancora una certa importanza per il cittadino», afferma a ‘laRegione’, aggiungend­o che i contanti sono pure essenziali per «tenere sotto controllo le proprie spese». Recentemen­te uno studio condotto dall’Alta scuola zurighese di scienze applicate e dall’Università di San Gallo ha rivelato che il mezzo di pagamento più popolare in Svizzera è la carta di debito. Ciò è dovuto in particolar­e alla possibilit­à sempre più diffusa di pagare ‘senza contatto’, ovvero solo avvicinand­o la carta al dispositiv­o di lettura, senza inserirla fisicament­e. Grazie a questo sistema sono anche aumentati gli acquisti effettuati con la carta per piccoli importi, generalmen­te pagati in contanti. Attualment­e si stanno poi diffondend­o i pagamenti attraverso applicazio­ni per il telefonino. Ieri, in occasione della presentazi­one del nuovo cento franchi, Jordan ha tuttavia affermato che in Svizzera «il bisogno di utilizzare denaro contante continuerà a esistere per molto tempo». Dal canto suo, Sergio Rossi auspica che sarà così, perché i giovani – ma non solo – «che utilizzano applicazio­ni per il cellulare o carte di credito» tendono a dimenticar­si quanto sborsano in un mese. «Vanno quindi a spendere più di quanto possano finanziare con il loro stipendio». Il «vincolo di bilancio» dato dalle banconote «è molto più marcato» rispetto a quello percepito con la moneta elettronic­a: «Si rischia così di finire in una spirale di sovraindeb­itamento dalla quale è quasi impossibil­i uscire, visto che per pagare un debito bisogna farne un altro».

È un dato di fatto che «la forma della moneta si sta smateriali­zzando sempre di più», prosegue il professore. Sarebbe quindi necessario «aumentare il grado di alfabetizz­azione finanziari­a». Concretame­nte ciò significa insegnare già ai bambini che «il denaro va guadagnato, che per farlo bisogna lavorare e che non deve essere sperperato». Soprattutt­o è necessario far capire alla popolazion­e che «bisogna tenere sotto controllo la propria spesa in base alla propria disponibil­ità finanziari­a». Abbandonar­e la moneta fisica come stanno facendo altri Paesi – la banca nazionale svedese si è posta l’obiettivo di abbandonar­e il contante entro il 2023 – può quindi essere un rischio. Secondo Rossi, la crisi dei subprime del 2006 negli Stati Uniti – gli istituti finanziari prestavano soldi a clienti a forte rischio di insolvenza –, da cui si è poi generata la crisi globale nel 2008, illustra molto bene le problemati­che che possono sorgere con un eccessivo indebitame­nto: in un caso come questo «le persone consumano oltre al proprio reddito grazie all’indebitame­nto e non perché hanno ottenuto uno stipendio. Quando i consumator­i spendono denaro non grazie al reddito che guadagnano ma al credito che ottengono, ciò diventa un grave pericolo per tutta l’economia: non solo il debitore ma anche il creditore non riesce più a recuperare i propri averi e questo può sfociare poi in una crisi sistemica». Le app per smartphone che permettono di spendere soldi virtualmen­te «sostengono i consumi che vengono però gonfiati dal debito privato, il quale diventa insostenib­ile quando, ad esempio, il mercato del lavoro peggiora o la banca centrale alza i tassi di interesse. Bisogna quindi imparare a valutare correttame­nte cos’è il denaro, apprezzarl­o quando lo si guadagna, non sperperarl­o e conoscere le nuove forme di pagamento che in realtà spingono a spendere più di quanto potremmo, portando a situazioni problemati­che sia per il debitore, sia per il creditore e quindi per tutta la società», conclude Rossi.

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BNS/TI-PRESS La nuova banconota (nel riquadro Sergio Rossi)

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