Le banconote ‘hanno un futuro’
Per Sergio Rossi i contanti sono importanti anche ‘per tenere sotto controllo le proprie spese’ Ieri è stato presentato il nuovo cento franchi. La tendenza è però quella di pagare sempre più spesso virtualmente. Ma ciò comporta dei rischi.
È ancora di colore blu, ma più piccola, e vi è raffigurata una tipica condotta idrica d’Ayant, nel Canton Vallese. Stiamo parlando della nuova banconota da cento franchi – la sesta e ultima della nona serie caratterizzata da una mano e un globo – presentata ieri dalla Banca nazionale Svizzera (Bns). Il suo presidente, Thomas Jordan, ha affermato che i contanti hanno un futuro, nonostante le nuove tecnologie permettano sempre più spesso di pagare in modo virtuale. E Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia ed economia monetaria all’Università di Friburgo, la pensa allo stesso modo: «La banconota ha ancora una certa importanza per il cittadino», afferma a ‘laRegione’, aggiungendo che i contanti sono pure essenziali per «tenere sotto controllo le proprie spese». Recentemente uno studio condotto dall’Alta scuola zurighese di scienze applicate e dall’Università di San Gallo ha rivelato che il mezzo di pagamento più popolare in Svizzera è la carta di debito. Ciò è dovuto in particolare alla possibilità sempre più diffusa di pagare ‘senza contatto’, ovvero solo avvicinando la carta al dispositivo di lettura, senza inserirla fisicamente. Grazie a questo sistema sono anche aumentati gli acquisti effettuati con la carta per piccoli importi, generalmente pagati in contanti. Attualmente si stanno poi diffondendo i pagamenti attraverso applicazioni per il telefonino. Ieri, in occasione della presentazione del nuovo cento franchi, Jordan ha tuttavia affermato che in Svizzera «il bisogno di utilizzare denaro contante continuerà a esistere per molto tempo». Dal canto suo, Sergio Rossi auspica che sarà così, perché i giovani – ma non solo – «che utilizzano applicazioni per il cellulare o carte di credito» tendono a dimenticarsi quanto sborsano in un mese. «Vanno quindi a spendere più di quanto possano finanziare con il loro stipendio». Il «vincolo di bilancio» dato dalle banconote «è molto più marcato» rispetto a quello percepito con la moneta elettronica: «Si rischia così di finire in una spirale di sovraindebitamento dalla quale è quasi impossibili uscire, visto che per pagare un debito bisogna farne un altro».
È un dato di fatto che «la forma della moneta si sta smaterializzando sempre di più», prosegue il professore. Sarebbe quindi necessario «aumentare il grado di alfabetizzazione finanziaria». Concretamente ciò significa insegnare già ai bambini che «il denaro va guadagnato, che per farlo bisogna lavorare e che non deve essere sperperato». Soprattutto è necessario far capire alla popolazione che «bisogna tenere sotto controllo la propria spesa in base alla propria disponibilità finanziaria». Abbandonare la moneta fisica come stanno facendo altri Paesi – la banca nazionale svedese si è posta l’obiettivo di abbandonare il contante entro il 2023 – può quindi essere un rischio. Secondo Rossi, la crisi dei subprime del 2006 negli Stati Uniti – gli istituti finanziari prestavano soldi a clienti a forte rischio di insolvenza –, da cui si è poi generata la crisi globale nel 2008, illustra molto bene le problematiche che possono sorgere con un eccessivo indebitamento: in un caso come questo «le persone consumano oltre al proprio reddito grazie all’indebitamento e non perché hanno ottenuto uno stipendio. Quando i consumatori spendono denaro non grazie al reddito che guadagnano ma al credito che ottengono, ciò diventa un grave pericolo per tutta l’economia: non solo il debitore ma anche il creditore non riesce più a recuperare i propri averi e questo può sfociare poi in una crisi sistemica». Le app per smartphone che permettono di spendere soldi virtualmente «sostengono i consumi che vengono però gonfiati dal debito privato, il quale diventa insostenibile quando, ad esempio, il mercato del lavoro peggiora o la banca centrale alza i tassi di interesse. Bisogna quindi imparare a valutare correttamente cos’è il denaro, apprezzarlo quando lo si guadagna, non sperperarlo e conoscere le nuove forme di pagamento che in realtà spingono a spendere più di quanto potremmo, portando a situazioni problematiche sia per il debitore, sia per il creditore e quindi per tutta la società», conclude Rossi.