Chiaro ‘sì’ al governo col Pd
Strada spianata al nuovo esecutivo. Luigi Di Maio: durerà cinque anni. Nicola Zingaretti: ora andiamo a cambiare l’Italia.
Roma – In Italia la nascita del governo Conte 2 è a un passo. Alla fine di una giornata ad alta tensione, con molto ritardo, dalla piattaforma online Rousseau arriva il via libera al governo con il Pd. A larghissima maggioranza (79,3% di sì) il ‘popolo’ pentastellato benedice la svolta a sinistra levando l’ultimo ostacolo politico all’accordo.
Ben fatto, segnalano i mercati. Lo spread ha chiuso in calo sotto i 160 punti base (158), segnando i minimi da metà maggio 2018. «Si tratta di un voto plebiscitario», esulta a caldo il leader politico del M5S Luigi Di Maio sottolineando con forza la bontà della democrazia diretta che si esprime online. E garantendo che la legislatura durerà cinque anni. Toni pacati dal Pd che si limita ad osservare che i dem rispettano le forme di consultazione interne degli altri partiti. Decisamente più politico il commento di Davide Casaleggio: «Spero che il governo che sta nascendo sarà più solido e con partner più leali del precedente».
A sinistra parla il segretario del Pd Nicola Zingaretti: «Con la chiusura del lavoro programmatico si è fatto un altro passo avanti per un governo di svolta. Ridurre le tasse sul lavoro, sviluppo economico, green economy, rilancio di scuola, università e ricerca, modifica radicale dei decreti sicurezza. Ora andiamo a cambiare l’Italia». D’accordo uno dei protagonisti dell’intesa, il presidente della camera Roberto Fico: «Oggi il Movimento 5 Stelle ha deciso di non arrendersi e di continuare il lavoro parlamentare per la realizzazione del proprio programma, votato da milioni di italiani appena un anno e mezzo fa».
In una giornata dominata dall’attesa per l’esito del voto sulla piattaforma della Casaleggio associati, le delegazioni di Pd e M5S hanno continuato a lavorare per approfondire il lavoro sul programma comune. Un programma che ormai è chiuso, ha assicurato Graziano Delrio. I Cinquestelle sottolineano come tutti i 20 punti da loro proposti siano stati assorbiti nell’intesa. Resta da definire la squadra di governo e naturalmente in queste ore impazza il toto-nomi.
I riflettori sono puntati su alcuni ministeri chiave come Interni, Esteri ed Economia. Decisivo sarà il nome del ministro dell’Economia, sia perché il capo dello Stato rimane molto preoccupato per la tenuta dei conti pubblici sia perché la prima emergenza che Conte dovrà affrontare sarà la scrittura della legge di Bilancio 2020.
Resterà fuori dall’esecutivo uno dei protagonisti, Andrea Orlando, che continuerà a seguire il partito in stretto contatto con Zingaretti. Chiusa la vicenda dei vicepremier, l’esecutivo si avvia verso una composizione rigidamente bipartisan. Sarebbe stata raggiunta una intesa di massima sugli incarichi ai due ‘capi delegazione’. Di Maio dovrebbe andare alla Farnesina, da ministro degli Esteri. Il Pd Dario Franceschini dovrebbe invece avere la delega alla Difesa, indicano fonti parlamentari dem. Dall’opposizione, immediata la replica del leader leghista Matteo Salvini: «Il governo delle poltrone dura poco, non possono scappare dal voto per sempre. (...) Onore e dignità valgono più di 100 ministeri». L’ex alleato Di Maio: «La crisi c’è stata per un gesto irresponsabile di Salvini. Al governo ci potevi stare – ha affondato – e hai deciso di metterti da parte».