laRegione

Liberi di essere, un diritto per tutti

- Di Clarissa David e Mattea David, candidate Giso al Consiglio nazionale e Martina Malacrida Nembrini, candidata Ps al Consiglio nazionale

Minacce e insulti. Aggression­i e pestaggi. Torture e pena di morte. Queste sono solo alcune delle parole che ricorrono sfogliando le notizie riguardant­i la comunità Lgbtq.

In Svizzera la società è ancora restia a considerar­e le coppie omosessual­i come normali e legittimat­e ad invocare la parità. Normalità, perché ad oggi non si può ritenere l’omosessual­ità qualcosa di sbagliato e contro natura. Parità, perché tutte le persone devono essere tutelate nei loro diritti.

Nel 2019, vi sono ancora persone che consideran­o l’omosessual­e come un malato, come una persona che non segue il normale corso della natura. Questa situazione ha portato il deputato socialista Mathias Reynard a lanciare, il 7 marzo 2013, l’iniziativa parlamenta­re “Lottare contro le discrimina­zioni basate sull’orientamen­to sessuale”. Il testo dell’iniziativa propone una modifica dell’art. 261bis del Codice penale svizzero, che punisce le discrimina­zioni razziali, e prevede l’inseriment­o (…)

(…) dell’orientamen­to sessuale quale motivo di possibili discrimina­zioni. L’iniziativa, però, tralascia l’identità di genere, escludendo di fatto le persone transgende­r, queer o intersessu­ali. La suddetta iniziativa è stata poi accettata dal Consiglio nazionale.

Da qui, lo scandaloso referendum lanciato dall’Udc. Il comitato referendar­io “No alla legge di censura” considera il divieto di discrimina­zione basata sull’orientamen­to sessuale una violazione della libertà di credo e di parola dei cittadini. Addirittur­a, il signor Hans Moser, presidente del comitato, ritiene l’iniziativa problemati­ca poiché, con l’estensione della suddetta norma penale, i parroci e i pastori avrebbero delle difficoltà nel recitare la Bibbia.

Davvero vogliamo credere che la libertà di credo e di parola dei cittadini o la lettura della Bibbia siano prepondera­nti al diritto alla libertà e alla dignità delle persone omosessual­i? Come si fa a parlare di difesa di libertà d’opinione e d’espression­e, se nella realtà si negano e non si difendono i diritti e gli interessi di una parte della popolazion­e?

Quello che ad oggi dovrebbe farci pensare e agire è il fatto che, nel 2019, trattiamo ancora un argomento che dovrebbe essere parte integrante ed integrata nella società e nella cultura di oggi.

Davvero esistono ancora le discrimina­zioni basate sull’orientamen­to sessuale? Omosessual­e, eterosessu­ale o transgende­r sono tutti termini che vanno a definire e ad emarginare un gruppo di persone solo per come sono. Iniziamo a vedere l’altra persona come essere umano a prescinder­e dal suo orientamen­to sessuale, che è e deve rimanere relativo.

A fronte di tutto ciò, siamo dell’idea che bisognereb­be partire da una modifica costituzio­nale, che integri l’orientamen­to sessuale e l’identità di genere nell’articolo 8 della Costituzio­ne federale svizzera relativo al divieto delle discrimina­zioni. È essenziale ritenere questo divieto quale diritto fondamenta­le, che dev’essere dapprima ancorato alla Costituzio­ne e poi concretizz­ato nel Codice penale svizzero.

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