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Disastro Stan. È l’ora dei rimpianti

L’acciaccato Medvedev rispedisce a casa il vodese: mai così in alto nello Slam

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Ha la faccia di chi è sorpreso sul serio, Daniil Medvedev. «Perché – confessa, a caldo, qualche minuto dopo aver staccato il biglietto per la prima semifinale nello Slam – avvertivo così tanto male al quadricipi­te che non sapevo neppure per quanto, e se, sarei stato in grado di reggere». Invece il ventitreen­ne di Mosca, astro nascente del tennis mondiale, fa molto di più. Grazie a un polso fermissimo, e non soltanto alla battuta – che per lunghi tratti, quelli in cui praticamen­te decide di evitare volontaria­mente sforzi inutili, sulle palle considerat­e fuori portata, gli permette di restare in partita –, il numero cinque delle gerarchie mondiali rispedisce a casa uno Stan Wawrinka che toccava il cielo con un dito, dopo aver superato agli ottavi l’esame Djokovic.

Ma che – purtroppo – stavolta non è il solito Stan, basta poco per capirlo. In un primo set che parte malissimo per il vodese, con il russo che gli toglie subito il servizio senza dover minimament­e forzare.

Anche perché, rispetto all’altra sera, il numero due elvetico sembra svuotato a livello d’energia, ed è pure impreciso nei colpi, che nel primo set sono troppo spesso sempliceme­nte lunghi. E nonostante il suo avversario già al termine del settimo gioco sia costretto a chiedere un timeout medico, a causa del citato problema al quadricipi­te, è sempre il ventitreen­ne di Mosca a dettare il ritmo. In qualche modo, però, alla fine Stan rientra, e dopo aver annullato il break di svantaggio – sul 5-5 – arriva fino al tiebreak, dove riesce persino a procurarsi un set point, che però non sa sfruttare: si chiude sull’8/6, al limite dell’ora di gioco. «Mi sono messo nei panni di Stan – confessa Medvedev –, e mi sono detto che non è poi tanto facile sapere come affrontare un avversario fisicament­e menomato». Tanto che nella seconda frazione la musica non cambia: 6-3 il punteggio per il talento russo. Per vedere qualcosa di concreto da parte del 34enne di Saint-Barthélemy bisogna aspettare il set numero 3. Quando Stan si fa violenza per dare un’altra piega alla serata. E in un modo nell’altro ci riesce, provando a costringer­e l’acciaccato avversario a doversi muovere: si chiude sul 6-3 in 35 minuti. Sembra il punto della svolta, invece non lo è: Medvedev nel quarto set tira fuori tutto quanto ha da dare («anche perché con il passare del tempo, mi sono sentito sempre meglio», ammette), sfruttando le molte incertezze del suo avversario. Fino ad alzare le braccia al cielo per celebrare la sua prima semifinale nello Slam, sul punteggio di 7-6 6-3 3-6 6-1 in due ore e trentaquat­tro minuti di gioco. In attesa di affrontare il vincitore della sfida tra Federer e Dimitrov, scesi in campo nella notte.

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KEYSTONE ‘E dire che non sapevo se, e per quanto, avrei retto...’

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