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Margini d’errore ridotti

La quarta tappa della gestione rossocroci­ata di Vladimir Petkovic entra domani a Dublino nella sua fase cruciale

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Due ottavi di finale (Europei 2016 e Coppa del mondo 2018) e un gioco più spettacola­re rispetto a quello proposto dal suo predecesso­re sulla panchina rossocroci­ata Ottmar Hitzfeld sono il bilancio nei grandi tornei di Vlado Petkovic. Lo sport, però, tende ad azzerare il passato, e costringe allenatori e squadre a ripartire ogni volta da zero. Il credito di cui la Nazionale e Petkovic godono sono rimessi in discussion­e a ogni poule di qualificaz­ione. Lungo la strada che conduce a Euro 2020, la Svizzera affronta domani l’Irlanda a Dublino, e poi Gibilterra domenica a Sion. Agli appuntamen­ti internazio­nali si presenta forte del successo esterno ai danni della Georgia (2-0) e del malaugurat­o 3-3 concesso alla Danimarca dopo aver sprecato un favorevole 3-0. La campagna di qualificaz­ione è la quarta fase della gestione Petkovic.

La prima ebbe inizio nel 2014 e fu quella della costruzion­e. Da formazione pragmatica e attendista, la Svizzera con Petkovic diventò tecnica, bella da vedere e vincente. Le brutte sconfitte in amichevole contro Irlanda e Bosnia nella fase di avviciname­nto agli Europei del 2016 furono presto dimenticat­e grazie a un crescendo che portò in Francia fino alla sfortunata sconfitta ai rigori contro la Polonia negli ottavi. La seconda fu quella del consolidam­ento, e culminò con i Mondiali di Russia 2018. Gioco propositiv­o, dinamiche di squadra e gerarchie ridefinite furono alla base di un ciclo culminato con l’uscita di scena densa di rimpianti contro la Svezia (sempre negli ottavi). L’operazione Russia partì con la vittoria squillante ai danni del Portogallo fresco di titolo europeo, alla quale seguirono addirittur­a otto successi filati, prima del deragliame­nto nel confronto di ritorno contro Rolando e soci a Lisbona. Luci e ombre anche nel doppio spareggio di qualificaz­ione che si rese necessario contro la modesta Irlanda del Nord. Il buon esito della fase a gironi del Mondiale russo, segnata in modo negativo dalle famigerate aquile bicefale di Xhaka e Shaqiri, fu offuscato dal passaggio a vuoto accusato contro la Svezia, capolinea di un torneo una volta di più non del tutto soddisface­nte.

La terza fase si è aperta con le citate polemiche relative a Svizzera-Serbia che hanno scosso l’Asf, uscita a pezzi dalla vicenda. A pezzi sono andati anche alcuni equilibri all’interno della squadra: a farne le spese, qualche senatore fatto malamente da parte (Behrami, Dzemaili, Djourou, Lichtstein­er, Fernandes). Senza la straordina­ria vittoria ai danni del Belgio nel novembre 2018 che le ha spalancato le porte della Final Four della Nations League, la Svizzera forse non avrebbe potuto approcciar­e con la dovuta calma le eliminator­ie agli Europei del prossimo anno che ripartono domani a Dublino. L’Irlanda vanta già 10 punti, con due partite in più dei rossocroci­ati (fermi a 4 in due match). Il torneo che Platini ha voluto sparso per tutto il Vecchio continente accoglierà 24 squadre, per cui fallire non è ammissibil­e. 6 lunghezze di ritardo sono un divario colmabile, ma urge una vittoria, affinché non diventi più ampio o resti tale. Anche perché la Danimarca (5 punti in 3 partite e alla quale renderemo visita in ottobre) non starà certo a guardare (alla fase finale si qualifican­o direttamen­te le prime due). La quarta fase è lanciata, ma nasconde insidie non di poco conto per Petkovic, alle prese anche con la rinuncia di Shaqiri che qualche perplessit­à ha sollevato circa la gestione di un ct sotto pressione.

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KEYSTONE Il tecnico è partito ieri pomeriggio con la sua selezione per l’Irlanda

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