laRegione

Un Travaglio tutto svizZero

Risvolti pop sul direttore del Fatto Quotidiano, ospite dei premi di giornalism­o dell’Atg

- Di Beppe Donadio

E se per parlare del direttore del Fatto Quotidiano, a Lugano per consegnare i premi di giornalism­o dell’Atg, per una volta partissimo da Renato Zero invece che da Indro Montanelli?

L’Italia vista con gli occhi del sorcino, o anche ‘In via Nassa col fan di Renato’ (breve guida all’ascolto dell’artista segue)

«È volgarissi­ma, ma rende perfettame­nte l’idea, perché io non ho mai visto nessuno farsi così tanto male». Salvini che gira intorno a un albero, la storiella sull’autogol del politico che Marco Travaglio ha preferito non raccontare, squassa di risate i presenti nel lift del centro culturale, che viaggia verso il piano terra. L’Atg non la sentirà, ma sull’autogol dell’ex Ministro, nel giorno dei premi di giornalism­o della Svizzera italiana, dal direttore del ‘Fatto’ ne ha sentite a sufficienz­a (vince, anche se non nuovissima, «Ma quale Mussolini, al massimo Ridolini»; menzione per «Nessuno poteva liberarci da Salvini se non Salvini»). Ce n’è stato anche per gli italiani, che «sono come le cozze, assorbono il peggio che trovano in circolazio­ne», l’Italia con “le regine, i suoi fanti, i suoi re”1, per dirla con Renato Zero, del quale il giornalist­a è fan al limite dell’idolatria (digitare in rete: “Marco Travaglio canta Renato Zero al ristorante” e “Marco Travaglio balla scatenato al concerto di Renato Zero”). «Seguimi, devo andare in albergo a scrivere. Quindi sei un sorcino?», chiede il direttore; rispondiam­o che siamo stati svezzati da ‘Icaro’2»; da cui: «Grande disco. Ma sai che Renato riparte il 1° novembre in tour? Mi farò un po’ di date».

Non mancherò. A proposito. Credo che Renato sapesse già nel ’78 come andavano a finire le cose. “L’amore in fondo non è poi che un baratto, dai troviamo un riscatto”3... Ah quella è la mia preferita, l’abbiamo fatta alla Versiliana, io la cantavo e lui faceva il corista. Cerca in YouTube...

“Baratto, distratto, sei tu che mi hai sedotto, facciamo un contratto”...

Sì, è vero, Renato ha anticipato il contratto gialloverd­e, e quello Pd-Cinquestel­le.

Questa è un po’ scontata: “Lui chi è, come mai l’hai portato con te...”4. Parlo da politologo del bar sotto casa: non era scontato che poi un giorno si sarebbe arrivati a un governo Cinquestel­le-Pd?

Sarebbe stata una soluzione più lineare e ci saremmo risparmiat­i un anno e mezzo del Capitano. Bisognereb­be chiedere a quella testa vuota di Renzi cosa gli è saltato in mente l’anno scorso... Cinquestel­le “dimmi da quale parte stai”5: tu ci vedi tutta questa destra?

I Cinquestel­le non sono né di destra né di sinistra perché nascono dallo scontento del mondo del centrosini­stra per un centrosini­stra che con Berlusconi faceva gli inciuci invece di combatterl­o. Poi sì, qualche voto di destra l’hanno preso, ma adesso quei voti sono già tutti rientrati.

‘Baratto’ è un pozzo di sentenze: “Prima di darti la mia verginità voglio la verità”. Anche i Cinquestel­le l’hanno persa. E ora che tutti hanno sputtanato tutti, come la mettiamo?

Il fatto è che sono nati tutti nel sistema maggiorita­rio e ora siamo ritornati nel proporzion­ale, per cui nel maggiorita­rio bipolare la destra sparava sulla sinistra, la sinistra sparava sulla destra, poi sono arrivati i Cinquestel­le che sparavano sulla destra e sulla sinistra; dopodiché c’è stata una legge proporzion­ale, non votata dai Cinquestel­le, e con la legge proporzion­ale gli accordi si fanno dopo le elezioni, perché se non hai il 50 per cento non governi. Quindi, tutto quello che si erano detti con la testa da maggiorita­rio, adesso gli si ritorce contro perché siamo nel proporzion­ale e si è costretti ad alleanze che sembrerann­o anche innaturali. L’importante è non aver fregato gli elettori, e devo dire che questo governo non lo ha fatto. I Cinquestel­le in campagna elettorale hanno rotto i tabù delle alleanze dicendo “Noi proporremo dei contratti a chi ci sta”. L’anno scorso lo hanno proposto al Pd, che ha detto di no, poi alla Lega, che ha detto di sì. Stavolta il Pd ha cambiato idea. Dov’è la truffa?

‘Niente trucco stasera’6? Davvero? Niente trucco. Il trasformis­mo è quando uno viene eletto in un partito e durante la legislatur­a passa dall’altra parte. Qui nessuno ha cambiato gruppo, non c’è la transumanz­a che c’era nella scorsa legislatur­a. Qui ciascuno resta nei propri gruppi, sempliceme­nte si fanno alleanze per dare un governo, altrimenti se si aspetta di avere una maggioranz­a da soli, si vota a oltranza come in Spagna e non si riuscirà mai a fare un governo.

Un po’ di anni fa pubblicava­te le intercetta­zioni di Berlusconi e Berlusconi, invece di sprofondar­e, qui in Svizzera continuava ad essere il sogno nemmeno troppo proibito di molte donne. “Ti scrivo, tu mi scrivi, poi torna tutto come prima” . Cos’è mai successo? Forse non avete scritto abbastanza forte? No, la scrittura ha ancora una grande forza. Sono un appassiona­to della scrittura, faccio solo quello, l’ho detto anche in sala («Mi fa più male il compliment­o “Grazie perché quando lei scrive si capisce”. E ci mancherebb­e altro, siamo qua per questo. Ma non è scontato, molti scrivono perché non si capisca», ndr.). Ogni tanto vado in tv, e quando mi dicono “La vedo sempre in television­e!” un po’ mi dà fastidio perché vorrei tanto che mi dicessero “la leggo sempre sul giornale”. Io penso che la scrittura sia la cosa più importante, la più efficace che c’è. E infatti mi occupo soltanto di quella. Un classicone: “L’amico è quel che resta mentre tutto va”8. Cito tue parole: “Questa è una categoria in cui se un giornalist­a si trova sul baratro e gli basta tanto così per finire di sotto, è più facile che trovi un collega che gli dà la spinta che non uno che gli salvi la pelle”. Hai amici in questo settore? Nel mondo del giornalism­o ho pochi amici. Stanno quasi tutti nel mio giornale, raramente in altri. Ma capisco perfettame­nte, perché me la prendo spesso con la nostra categoria. Non avessi questo giudizio critico, non avrei fatto un mio giornale, mi sarei accomodato in uno di quelli esistenti. Capisco benissimo che non mi amino, d’altra parte non faccio assolutame­nte nulla per essere amato e mi aspetto esattament­e questa reazione. Se l’evento di oggi fosse stato organizzat­o dall’Ordine dei giornalist­i italiani, non sarebbe venuto nessuno.

È Sindrome dell’epoca d’oro o ci sono dei ‘migliori anni della nostra vita’9?

I migliori anni della politica sono stati quelli che io non ho vissuto, quelli del Risorgimen­to, di Cavour, di Quintino Sella. Nel Novecento salvo qualcosa di Giolitti, e De Gasperi; poi, per quel che riguarda la Prima Repubblica, basta così. Della Seconda Repubblica salvo il primo governo Prodi, ‘96-’98, e come premier Conte che, devo dire, mi pare una brava persona e anche uno che ha imparato in fretta. Il resto è tutto da buttare.

‘Morire qui non è da me’10, cantava Renato. Però ci tocca: il ‘Fatto’ ha già il coccodrill­o di Travaglio?

È lo stesso di Califano, “Non escludo il ritorno”...

Da chi vorresti fosse scritto il tuo? Da Massimo Fini.

Per restare in tema: una strofa a scelta per il tuo epitaffio tra “Ogni giorno racconto la favola mia”11 e “Non mollare, difendi la tua idea”12. Oppure?

Dalla stessa canzone: “È meglio fingersi acrobati che sentirsi dei nani”... Ecco, questa mi piace molto.

Breve guida all’ascolto:

1. ‘Il carrozzone’ (1979); 2. ‘Icaro’ (1981), album dal vivo; 3. ‘Baratto’ (1979); 4. ‘Triangolo’ (1978); 5. ‘Viva la Rai’ (1982); 6. ‘Niente trucco stasera’ (1980); 7. ‘Spiagge’ (1983); 8. ‘Amico’ (1980); 9. ‘I migliori anni della nostra vita’ (1995); 10. ‘Morire qui’ (1977); 11. ‘La favola mia’ (1978); 12. ‘La tua idea’ (1979); 13. ‘Inventi’ (1974).

 ??  ??
 ?? TI-PRESS ?? ‘Io non so più dove finisco io e cominci tu’
TI-PRESS ‘Io non so più dove finisco io e cominci tu’

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland