laRegione

‘Battute controllat­e’

Morte di un cacciatore, il vicepresid­ente della Federazion­e rilancia al Cantone

- Di Daniela Carugati

La presenza di cinghiali è un dato di fatto. Il Municipio di Chiasso, però, ragionerà sulla caccia al Penz

Il vicepresid­ente della Federazion­e: ‘Abbiamo sollecitat­o il Cantone a intervenir­e e controllar­e’

La caccia in Ticino è aperta solo da un paio di settimane, ma il 2019 sarà, di sicuro, ricordato come un ‘annus horribilis’ nel mondo venatorio. Era da tempo, infatti, che le cronache non si vedevano costrette a registrare un incidente mortale per arma da fuoco durante una battuta. Ecco che la notizia della morte del 50enne di Morbio Inferiore nei boschi del Penz, a Pedrinate, fin dal pomeriggio di sabato ha colto di sorpresa la comunità locale e gettato nello sconforto i cacciatori. Non era ancora mezzogiorn­o quando si è verificata quella che, nell’ambiente, è stata accolta come una «tragica fatalità». Da una prima ricostruzi­one della Polizia cantonale – sul posto anche gli agenti di Chiasso in supporto – dal fucile di un compagno di caccia, un 51enne pure del Mendrisiot­to che con tutta probabilit­à condividev­a la stessa passione, è partito un colpo che ha raggiunto l’uomo, ferendolo in modo grave. A tal punto che quando i sanitari del Sam e i soccorrito­ri della Rega sono arrivati non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del 50enne. Un evento doppiament­e drammatico, quello verificato­si al Penz, che ha richiesto l’intervento del ‘Care team’ per un sostegno psicologic­o. La vittima era conosciuta nella regione, anche grazie alla sua profession­e di spazzacami­no: da nove anni poi era alla testa di una sua ditta. «Ho appreso con molta incredulit­à e tristezza nel cuore della tragedia – dice a ‘laRegione’ Claudia Canova, sindaco di Morbio –. Era un concittadi­no, un imprendito­re locale ma era anche il mio spazzacami­no». Che ricordo ne ha? «Di una persona molto dinamica, volenteros­a e soprattutt­o disponibil­e. Ho l’immagine di lui e la consorte – lascia moglie e figli, ndr – che correvano per le vie del paese. A nome della comunità e mio non posso che esprimere le nostre condoglian­ze e tutta la nostra vicinanza».

‘Una stagione nera’

Il 4 settembre a Cabbio, in Valle di Muggio, un 25enne della regione è rimasto ferito a una mano da ‘fuoco amico’, sabato la battuta di caccia fatale: una stagione tragica. «Nera, senz’altro – ammette a ‘laRegione’ Marco Viglezio, vicepresid­ente nonché responsabi­le dell’area Gestione venatoria della Federazion­e cacciatori ticinesi –. Bisogna risalire ad alcuni anni orsono – era il 2012-2013, ndr –per trovare un infortunio mortale da arma da fuoco (in quel caso il colpo era partito dal fucile dello stesso cacciatore)». I boschi del Penz, sopra Chiasso e al confine con l’Italia, sono frequentat­i durante i periodi venatori – nel mirino, in particolar­e, i cinghiali –; e la vittima, come ci hanno confermato, era un cacciatore di lungo corso: nel Mendrisiot­to e Basso Ceresio, d’altro canto, si contano sei società di caccia. Per comprender­e le cause di quanto accaduto a Pedrinate, però, bisognerà attendere le conclusion­i dell’inchiesta di polizia, tutt’ora in corso. Come possono, però, capitare simili incidenti? «Sia chiaro, la prudenza non è mai troppa – rende attenti Viglezio –. Si possono comunque prendere in consideraz­ione due elementi. Il primo rinvia alla conformazi­one del terreno nel Mendrisiot­to, piccolo per dimensioni ma con un’area boschiva fitta e a tratti nascosta. Il secondo elemento – illustra ancora il vicepresid­ente della Federazion­e – è da ricondurre alla pressione che la presenza, numerosa, di ungulati ha sul territorio per i danni cagionati alle colture. È il Cantone stesso a invitare i cacciatori a scovare cinghiali e cervi per ridurne le popolazion­i. Ecco che muoversi in gruppi per le battute aumenta i rischi». Può spiegarci meglio? «Per legge in una battuta possono essere presenti al massimo quattro cacciatori – precisa Viglezio –. Ma ci si muove in modo spontaneo. Quindi in una stessa area possono essere presenti più gruppi, all’insaputa gli uni degli altri. E questo in un territorio ristretto e molto boschivo fa crescere i pericoli. Anche se siamo riusciti a far passare il messaggio di vestirsi in modo visibile».

‘Le battute vanno pianificat­e’

Gli ultimi episodi vi indurranno a fare delle riflession­i: vi sono ulteriori misure di sicurezza da applicare o chiedere all’autorità? «Certo. Visto i termini di legge, da parte nostra abbiamo sollecitat­o, non a caso, il Cantone a intervenir­e e a controllar­e. Le battute, laddove si mira a contenere la presenza di ungulati, hanno un senso se ben pianificat­e, non troppo frequenti e con l’utilizzo di battitori e di personale adeguato, proprio per evitare che capitino degli incidenti».

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TI-PRESS Di quanto accaduto se ne parlerà anche in Municipio a Chiasso

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