Molino: prima la manif, poi la polemica
Perlopiù pacifico il corteo per l’autogestione. Ma la Lega minaccia denunce penali.
Circa 400 partecipanti per la polizia, il doppio per gli organizzatori. Balletto di cifre a parte, la manifestazione del centro sociale Il Molino a favore dell’autogestione, svoltasi sabato a Lugano, è stata “prevalentemente pacifica” anche secondo le autorità. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il corteo si è rivelato intergenerazionale, colorato e al ritmo di musica. L’autogestione è tornata così lungo le strade della città dopo 17 anni dallo sgombero ordinato dal governo nel 2002.
Bertini: ‘Il dispositivo ha fatto bene’
Partito alle 13.30 circa da Cornaredo, il corteo è passato da via Monte Boglia: quartier generale della Lega dei ticinesi e sede del ‘Mattino della Domenica’. Qualche fumogeno, volantini e slogan contro i politici leghisti, in particolare contro il capo del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi. Critiche anche di fronte alla Croce Rossa, in particolare per la questione del ‘bunker’ di Camorino. Poi, è stata raggiunta via Balestra, limite della zona rossa. Qui – di fronte al dispositivo antisommossa dispiegato dalle polizie Cantonale e della Città – alcuni hanno acceso dei fumogeni e scandito slogan contro forze dell’ordine e Municipio intonando ‘Bella Ciao’ e altre canzoni, ma non è stato forzato il blocco. Il corteo si è infatti diretto verso piazza Molino Nuovo, per la prevista cena popolare. E sebbene la Polizia cantonale ieri abbia sottolineato che “non sono state rilevate infrazioni o problematiche particolari”, quanto accaduto in via Monte Boglia – “abbandonata” dalla polizia, secondo uno sfogo ripreso da ‘Liberatv’ del granconsigliere Boris Bignasca – ha scatenato la reazione leghista. “Verrà presentata denuncia penale contro ignoti e la fattura per le spese di pulizia verrà inviata al Municipio” si legge sul foglio del Movimento. «Il dispositivo di polizia ha fatto un buon lavoro – valuta Michele Bertini –. Sul perché di certe scelte tattiche, la domanda va fatta alla Polizia cantonale». Il vicensindaco evidenzia poi di non rifiutare l’autogestione «in quanto concetto, ma questa sua forma che respinge il dialogo e sfida l’autorità: sabato le provocazioni non sono mancate. Il Municipio deve poter scegliere i contenuti dell’ex Macello senza sentirsi in ostaggio».